Nel corso del Novecento, dalla Rerum Novarum (1891) fino alla Riforma agraria e all’industrializzazione del Mezzogiorno, la Chiesa cattolica in Basilicata ha sempre svolto un ruolo fondamentale in difesa dei ceti popolari. Sacerdoti, vescovi e laici si distinsero per un apostolato che univa impegno religioso e sociale, a favore del mondo contadino e operaio, contribuendo alla modernizzazione del territorio e al riscatto delle comunità locali. All’alba del Novecento, vescovi come Raffaele Rossi, alla guida della diocesi Matera-Acerenza (1899–1906), promossero con forza i princìpi della Rerum Novarum. Nel 1903 Rossi pubblicò una lettera pastorale incentrata su “pane e lavoro”, denunciando la miseria delle campagne e invitando la Chiesa a farsi voce dei contadini. Tra i primi promotori del movimento cattolico lucano vi fu Mons. Vincenzo D’Elia, tra i fondatori del Partito Popolare in Basilicata, che organizzò la prima assemblea dei cattolici a Potenza nel 1919. D’Elia fu figura chiave nell’educazione civica e religiosa delle masse rurali, operando con una visione che univa fede e riformismo.
Sacerdoti e laici nel secondo dopoguerra: L’ Azione Cattolica e La Democrazia Cristiana
Nel secondo dopoguerra, l’opera di figure come Don Angelo Mazzarone e Don Vito Genovese, protagonisti della rinascita civile e religiosa, si intreccia con l’esperienza della Democrazia Cristiana. In quegli anni Mons. Augusto Bertazzoni, Vescovo di Potenza, promosse le ACLI e rinnovò l’Azione Cattolica, animando una Chiesa “sociale”, vicina ai bisogni della povera gente. Nel cuore della Lucania, a Ferrandina, si affermò per oltre quarant’anni la figura di Don Giovanni Grieco, Arciprete e punto di riferimento morale, educativo e culturale per intere generazioni. Don Giovanni fu molto più di un parroco: seppe costruire il futuro della Chiesa locale investendo nella formazione dei giovani, nel dialogo tra fede e cultura e nell’impegno concreto a favore delle famiglie più fragili. La sua opera, discreta e solida, resta una delle testimonianze più alte dell’apostolato sociale in Basilicata. Un altro protagonista del cattolicesimo lucano fu Emilio Colombo, figura cardine della rinascita meridionale. Già attivo nella Gioventù di Azione Cattolica negli anni Trenta, Colombo seppe coniugare spiritualità e politica, contribuendo alle grandi riforme sociali e infrastrutturali del secondo dopoguerra.
I sacerdoti lucani, protagonisti dello sviluppo sociale e civile
Nel mondo contadino, la parrocchia fu per decenni l’unica vera istituzione civile. I parroci organizzavano doposcuola, cooperative, corsi agricoli e gruppi giovanili. L’Azione Cattolica e le ACLI formarono generazioni di cittadini consapevoli. In questo contesto, l’esempio di Don Giovanni a Ferrandina è emblematico: la parrocchia come luogo di promozione umana e culturale, in cui la fede si faceva azione sociale. Questa funzione educativa e propulsiva della Chiesa si mantenne anche nella stagione dell’industrializzazione, quando nuovi bisogni sociali e culturali richiesero una presenza più moderna ma altrettanto radicata nei valori evangelici. Fino agli anni recenti, sacerdoti come Don Pasqualino Di Dio, hanno continuato questa tradizione, promuovendo reti di solidarietà attiva in favore di chi è escluso o dimenticato. Il mondo contadino lucano trovò nei parroci un punto di riferimento per la mobilitazione sociale e l’educazione civica. L’Azione Cattolica, i circoli culturali, le ACLI e la nascita della Democrazia Cristiana furono veicoli di progresso, radicati nelle comunità locali. La lezione era chiara: la fede doveva tradursi in servizio agli ultimi. Don Giovanni Grieco, come altri sacerdoti lucani, incarnò questa vocazione senza mai cercare visibilità, ma lasciando segni profondi nel tessuto umano e spirituale della sua comunità. Dal dialogo tra vescovi, movimenti ecclesiali e laici – esponente ne fu Emilio Colombo – scaturirono spinte riformiste per la Basilicata. Gli aderenti all’ Azione Cattolica formarono una nuova classe dirigente, capace di mediare tra Stato e territorio. La partecipazione politica si fece ponte tra istanze morali e sviluppo economico, contribuendo alla costruzione di un Mezzogiorno più progredito e moderno.
Michele Rutigliano