Dove sta andando l’Italia con questo Governo? Volevano fare la Storia e invece non riescono nemmeno a spendere i soldi del Pnrr stanziati dall’Europa. Gli ultimi dati Istat e il rapporto sulla condizione giovanile diffusi in questi giorni raccontano di un Paese che fatica a tenere il passo con l’Europa. La realtà dei fatti è ben diversa da quello che ci raccontano. I ceti medi italiani, tradizionale bacino elettorale del centrodestra, iniziano a mostrare segni di crescente disillusione verso una classe politica che promette molto ma realizza poco.

Ogni giorno che passa, i “Cahiers de doléances”, si arricchiscono sempre di più.  Tra le lamentele più ricorrenti c’è quella sulla  pressione fiscale.  I Fratelli d’Italia, nel loro programma avevano giurato che l’avrebbero fatta calare.  E, invece, dopo due anni e mezzo che stanno al governo,   è addirittura salita. E continua a mordere le tasche degli italiani, mentre i salari rimangono tra i più bassi d’Europa. Una situazione paradossale per un Paese che si vanta di essere la terza economia dell’Eurozona. Le famiglie della classe media si trovano strette in una morsa sempre più serrata: da un lato tasse che non diminuiscono, dall’altro stipendi che non crescono. Il risultato è un progressivo impoverimento di quella che dovrebbe essere la spina dorsale economica e sociale del Paese.

Giovani senza futuro, Paese senza prospettive

Il rapporto sulla condizione giovanile 2025 fotografa una generazione in bilico. Precariato e disoccupazione giovanile raggiungono livelli allarmanti, aggravati dalla rivoluzione tecnologica in corso. L’intelligenza artificiale, lungi dall’essere solo un’opportunità, si profila come una minaccia concreta per centinaia di migliaia di lavoratori. Mentre altri Paesi europei investono massicciamente nella riqualificazione professionale e nella transizione digitale, l’Italia arranca. Lascia i suoi giovani a confrontarsi da soli con un mercato del lavoro in rapida trasformazione.

La classe media italiana osserva con crescente preoccupazione questa deriva. I genitori vedono i propri figli laureati costretti a emigrare per trovare opportunità dignitose, mentre chi resta deve accontentarsi di contratti precari e salari da fame. Una situazione che mina alla base il patto sociale su cui si fonda la democrazia italiana: la promessa che l’ascensore sociale funzioni e che i sacrifici di oggi si traducano in benessere domani.

Sanità, scuola e Sud: le promesse mancate

Se la situazione economica preoccupa, quella dei servizi pubblici essenziali è drammatica. La sanità pubblica è al collasso, con liste d’attesa infinite e una sempre maggiore privatizzazione di fatto. La scuola italiana, un tempo fiore all’occhiello del sistema pubblico, arranca tra tagli e riforme incompiute. Ma è soprattutto sul fronte del divario Nord-Sud che il fallimento delle politiche governative appare più evidente. Nonostante i fondi del PNRR e le promesse di rilancio del Mezzogiorno, il gap con il Settentrione non solo non si è ridotto, ma in alcuni settori è addirittura aumentato. I ritardi nell’attuazione delle opere programmate sono imputabili non solo alle inefficienze della pubblica amministrazione centrale, ma anche all’incapacità di regioni e comuni meridionali di gestire progetti complessi. Una situazione che la retorica governativa fatica a nascondere e che alimenta il malcontento di chi aveva riposto fiducia nel cambiamento promesso dal centrodestra.

Il risveglio dei ceti medi

In un simile contesto, diventa sempre più difficile comprendere su cosa si basi l’ottimismo di Giorgia Meloni. I dati oggettivi raccontano di un Paese in difficoltà, dove le promesse elettorali si scontrano con una realtà fatta di numeri impietosi e prospettive incerte. I ceti medi italiani, storicamente moderati e pazienti, iniziano a mostrare segni di insofferenza verso una classe politica che sembra più interessata alla comunicazione che ai risultati concreti. La disillusione cresce anche tra chi aveva sostenuto con convinzione la svolta rappresentata da questo governo. L’elettorato di centrodestra, tradizionalmente fedele, inizia a interrogarsi sulla distanza tra le parole e i fatti. Una riflessione che potrebbe avere conseguenze significative negli equilibri politici futuri, quando la pazienza degli italiani si esaurirà definitivamente di fronte al perpetuarsi di una situazione economica e sociale sempre più critica e problematica.

Michele Rutigliano

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