L’Istat ci dice che nel mese di marzo 2025 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività è continuato a salire con lo 0,3% su febbraio e l’1,9% sullo stesso periodo dello scorso anno.
Sono in accelerazione su base tendenziale sia i prezzi dei Beni energetici (+2,6%, da +0,6%), sia quelli degli Alimentari non lavorati (+3,3%, da +2,9%). I prezzi del “carrello della spesa” accentuano leggermente il loro tasso tendenziale di crescita, che a marzo sale a +2,1% (da +2,0% di febbraio).
Un sostegno all’inflazione si deve anche ai Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,1% a +3,5%), ai Servizi relativi alle comunicazioni (da +0,5% a +0,8%) e infine ai Beni durevoli (la cui flessione si attenua da -1,5% a -1,2%). All’opposto, decelerano i prezzi degli Energetici regolamentati (da +31,4% a+27,2%) e quelli dei Servizi relativi ai trasporti (da +1,9% a +1,6%).
La crescita tendenziale dei prezzi dei beni si accentua (da +1,1% a +1,5%), come anche quella dei servizi, seppur in lieve misura (da +2,4% a +2,5%). Il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni si riduce, portandosi a +1,0 punti percentuali (+1,3 a febbraio 2025).
Il tasso tendenziale di variazione dei prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona aumenta lievemente (da +2,0% a +2,1%), mentre quello dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto resta stabile (a +1,9%).
A marzo 2025 si registra anche un peggioramento del clima di opinione degli operatori economici: il clima di fiducia dei consumatori cala da 98,8 a 95,0 e l’indicatore composito del clima di fiducia delle imprese scende da 94,7 a 93,3.
Tra i consumatori, si evidenzia un deciso peggioramento del clima economico e di quello futuro (il primo scende da 100,2 a 93,2 e il secondo passa da 96,6 a 91,1); il clima personale e quello corrente registrano una diminuzione più contenuta (rispettivamente da 98,3 a 95,7 e da 100,5 a 97,9).
Con riferimento alle imprese, l’andamento della fiducia mostra segnali eterogenei nei comparti indagati: l’indice di fiducia diminuisce nei servizi (da 97,4 a 94,5) e nella manifattura (da 86,9 a 86,0), rimane sostanzialmente stabile nel commercio al dettaglio (da 104,0 a 103,9) e aumenta nelle costruzioni (da 103,4 a 104,6).
Quanto alle componenti degli indici di fiducia, nel comparto manifatturiero si deteriorano i giudizi sugli ordinativi, le scorte sono giudicate in accumulo e le attese sulla produzione sono in lieve aumento. Nelle costruzioni, giudizi sugli ordini in peggioramento si uniscono ad un deciso miglioramento delle attese sull’occupazione presso l’azienda.
In relazione ai servizi di mercato, tutte le componenti registrano dinamiche negative mentre nel commercio al dettaglio si stima un miglioramento solo delle attese sulle vendite, diffuso sia alla grande distribuzione sia a quella tradizionale.
Non era questo l’oggetto della stima Istat, ma la cronaca ci dice che la produzione industriale continua a calare a conferma che le cose non vanno affatto bene…