Vorrei condividere  alcune riflessioni circa le scelte fatte dall’amministrazione Trump.

Come prima cosa dobbiamo osservare quali erano i tassi in America a fine gennaio 2025:  4,91% sui titoli emessi con scadenza a 10 anni. Riflettiamo anche sul fatto che il debito in scadenza – tra marzo 2025 e settembre 2025 – per l’Amministrazione americana è di sette trilioni di dollari. Al marzo 2026 saranno circa nove trilioni di dollari.

Altro punto su cui ci dobbiamo soffermare. Coloro che hanno sottoscritto mutui in America negli anni passati non stanno pagando le rate: si tratta di circa un 60% di coloro che hanno beneficiato di mutui. Inoltre, ci sono circa 500 miliardi di dollari di prestiti personali non pagati; il tutto dipende anche dai tassi molto alti.

Come ultima cosa i mercati finanziari americani, più di altri, erano in una fase di “iper comprato” e quindi avevano titoli al loro interno con prezzi di gran lunga superiori rispetto agli utili effettivi.

L’Amministrazione americana, forse, ha fatto presente ( e come non avrebbe potuto non farlo!) al Presidente Trump che questa situazione era ingovernabile e bisognava trovare una soluzione; il (probabile ) suggerimento è stato di creare una recessione breve. Di qui – di conseguenza – la scelta di imporre dazi perché questa scelta prevede: 1) un caos e la paura, 2) la discesa dei mercati, 3) la discesa dei tassi che può portare solo un grande beneficio all’America. Tanto è vero che il riscontro si è subito presentato: i tassi venerdì scorso sul decennali americano sono scesi al 3,91%. L’ obiettivo resta quello di cercare di fare scendere i tassi sui nuovi titoli ancora da emettere 3% (se possibile anche un po’ più in basso).

Nel frattempo le borse americane hanno perso: l’indice Standard & Poor’s 500, che rappresenta le 500 maggiori società statunitensi quotate in borsa, circa un 14%,  il Nasdaq circa un 20%.

Da inizio anno, stante questa situazione, l’amministrazione americana sta raggiungendo gli obiettivi che si era preposta. Ovviamente ora dobbiamo capire, noi europei, cosa dobbiamo fare per uscire da una situazione molto complessa?

Giuseppe Mastropasqua 

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