C’è stata, poi, una precipitosa marcia indietro. Ma oramai il danno è fatto, a seguito dello scalpore suscitato dalla proposta di alcuni leghisti di concedere un “bonus” di 20 mila euro a chi si sposa in chiesa. Non si sa se si deve sbattere la testa al muro nel sentire una tale quasi simoniaca proposta o mettersi davvero  a piangere di calde lacrime tra il satirico e la sofferenza.

Metterebbe davvero conto non parlarne neppure se non si trattasse di un passo fatto da alcuni legislatori che non si sa se pensano in maniera carnecialesca di aiutare dei “poveri cristiani” oppure se sono parte di un sottile disegno per danneggiare la Chiesa e i credenti.

In Toscana a qualcuno potrebbe venire da invitare i tanti “cattolici” veri che sono tra i leghisti, così come altri che adesso corrono a frotte tra le fila della Meloni, di “mettere a catena” certa gente. Fanno più danno che altro. Nonostante la retromarcia ci auguriamo che la Cei trovi il modo di ricordare, ancora una volta, che certe cose si fanno se ci si crede senza bisogno di aspettarsi nessun “bonus”.

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