E’ davvero strano assistere alle reazioni del giorno dopo l’archiviazione, per questa legislatura, del Ddl Zan. La destra che si illude di aver concluso chissà che cosa. Addirittura mette sul tavolo il risultato del Senato per prefigurare arditi scenari in vista della elezione del Presidente della Repubblica. La sinistra che ne fa una questione di lesa maestà. Così, già è tramontata l’ipotesi di rifare un Ulivo. Già ridotto a piccola piantina, rispetto a quella che consentì la produzione olearia dei tempi di Prodi, non sappiamo se sarà trapiantato in un vaso più grande visto che gli strali del Pd sono già partiti contro Renzi e i suoi accusati di essere i responsabili di una debacle finita persino far dimenticare il tanto strombazzato successo ottenuto alle amministrative di pochi giorni fa.

Questo succede nella compulsiva politica italiana. In un quadro che si dipinge alla giornata e i cui attori non sono in grado di osservare il panorama in termini di prospettiva. Soprattutto, facendo intervenire l’adeguato  discernimento su quel che conta e quel che, invece, è parziale. In particolare, perché non è afferente alle dinamiche vere che orientano grandi parti del voto espresso al momento delle elezioni. Così, non si capisce la razionalità con cui il Ddl Zan è diventata la Danzica di Pd e una parte dei 5 Stelle. Ma anche per qualcuno schierato a destra, vedi il senatore Elio Vito, non a caso proveniente dalle fila radicali, e che dopo aver votato per la sopravvivenza del Ddl Zan, oltrepassa persino Letta e chiede che sia il Governo a varare addirittura un decreto legge per recuperare il testo naufragato. Ha proprio capito tutto…

La posizione del senatore Vito, porta in ogni caso a condurre una riflessione più profonda. E’ possibile che temi delicati e sensibili come quelli che riguardano gli aspetti antropologici, morali e comportamentali degli esseri umani siano trattati alla stregua di qualsiasi altro tema su cui si giustifica un atteggiamento partigiano e, persino, ideologizzato ed ideologizzante? Sbaglia la destra a pensare che, siccome è riuscita a bloccare la legge Zan, frotte a schiere di elettori torneranno a schierarsi con Salvini, Meloni e Berlusconi. Anch’essi, invece, sono colpiti dalla sindrome dell’astensionismo, E’ inutile che si illudano. Non serve a nulla fare finta che il 50% degli astenuti non sia “cosa” anche loro.

Lo stesso vale a sinistra dove non si coglie la contraddizione del seguire delle derive culturali prettamente  minoritarie solo perché c’è un’enfatizzazione di natura giornalistico televisiva. Il Pd è in realtà avvitato lungo quella deriva che viene dall’individualismo ultraliberista di cui è intriso il cosiddetto “mainstream” funzionale ad un sistema figlio dell’idea della polverizzazione e dell’atomizzazione sociale che fa comodo al consumismo e alla finanziarizzazione del capitalismo.

Invece, continuiamo a vedere uno stracciarsi le vesta per l’affossamento di un disegno di legge che molta cultura di sinistra, e persino parti del movimento femminista e di gender, hanno giudicato da rivedere. La testardaggine con cui anche i vertici del Pd sono voluti andare avanti, sull’onda di un radicaleggiare che al Pd ha portato nel corso degli anni solamente una vigorosa perdita di consenso, fa riflettere persino se vi sia una capacità di lettura dei segni dei tempi e uscire da quella “bolla” in cui la sinistra si bea di autoescludersi da un paio di decenni. La vicenda del Ddl Zan, fa venire spontaneo il chiedersi se al Nazareno ci sia, persino, qualcuno in grado di fare la semplice conta dei voti su cui è realisticamente possibile contare o meno fare in Parlamento. Talmente obnubilati da questioni di principio, comunque ripeto il mio giudizio, parziali, minoritari e non esaustivi, da non saper valutare quali sono i modi e i tempi per impegnarsi o meno in uno scontro all’arma bianca. Oggi il Pd non è in grado di farlo. Purtroppo neppure sulle questioni che riguardano il lavoro, i figli e gli anziani che partecipano alla vita di milioni di famiglie.

La lettura dei giornali e l’ascolto di programmi radiofonici porta a confermare, in ogni caso, che la divisione sul Ddl Zan non sia da considerarsi tout court come un fatto giocato tra destra e sinistra. Questa è una lettura sbagliata, forzata. Che farà comodo continuare a seguire  nell’arco delle prossime ore o dei prossimi pochi giorni. Ma attenzione, perché se questi errori di valutazione, sui temi e sui voti, diverranno fatto fisiologico il Pd andrà incontro ad altri disastri. Forse persino in occasione del prossimo appuntamento più rilevante che è quello della elezione del Presidente della Repubblica.

 

 

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