Il Diritto internazionale è oramai, come direbbe Peppino di Capri, roba da “animali del passato che mangiavano emozioni”? Sognatori che hanno sempre creduto nell’inevitabile evoluzione del mondo verso regole comunemente condivise e rispettate, e in grado di salvaguardare relazioni pacifiche tra stati e popoli.
Sembra che non se ne rendano conto quanti sono chiamati ad assumere responsabilità istituzionali importanti e, magari, messi alla guida di organismi cui sono legate la guerra o la pace.
L’invasione di Putin dell’Ucraina è stata giustamente bollata come un grave vulnus portato al Diritto mondialmente riconosciuto. Stati Uniti ed Europa hanno, altrettanto giustamente reagito. Gli europei, in particolare, hanno pagato alti prezzi. Hanno aiutato gli ucraini aggrediti e subito le conseguenze della decisione di non comprare più il gas russo a buon mercato e il peso dell’introduzione delle sanzioni.
Si trattava di una buona causa e chi l’ha sostenuta, è la sostiene, ritiene che quel metro di giudizio dovrebbe valere sempre. Ma così non è stato per oltre un anno per i massacri di Gaza e non lo è stato dopo l’attacco di Israele all’Iran e il successivo bombardamento americano.
Il Diritto, invece, non è opinabile e nessun stato è autorizzato a colpire un altro, se non con un voto dell’ONU.
Gli europei latitano senza una strategia che potrebbe far meritare comprensione anche per qualche silenzio di troppo. Ma che dire del Segretario della NATO, Mark Rutte, che ha giudicato coerente con le norme internazionali il bombardamento deciso da Trump in Iran? E senza neppure un voto del Congresso americano.
Pensa Rutte che l’uso dei pesi e delle misure a seconda delle convenienze aiuti nel pieno della richiesta di continuare a sostenere il necessario impegno contro Putin? Possibile che Rutte ed altri non si pongano il quesito di quanto, proprio, la scelta democratica e la partecipazione ad un dovuto sacrificio, presuppongano la coerenza. Soprattutto da parte di chi contribuisce al pagamento degli aiuti all’Ucraina, ma si aspetta di vedere utilizzati gli stessi metri di misura anche quando sono altri a sbagliare. E non conta nulla se sono alleati o amici.
Anche per non apparire né degli utili idioti né dei semplici complici servitori.