Difficile trovare un’altra espressione che, come quella cui è ricorso il Presidente Mattarella, associ alla fermezza politica un sentimento altrettanto forte di intensa ed umanissima partecipazione al dolore che schiaccia il popolo palestinese: il “diritto al focolare”.
Il “focolare” è il luogo degli affetti, dei figli che crescono, del sentimento e dell’intimità familiare. Rincuora il fatto che vi sia chi, in sede politica ed istituzionale, sappia andare al di là di un lessico inamidato e trovi parole nuove, inaspettate, forse, per taluni, perfino ingenue, che sanno dire come la sofferenza del popolo palestinese non abbia confini e penetri fin dentro i momenti più profondi della vita di ognuno.
Il “focolare” è la vita e perfino di più: il luogo privilegiato e la ragione, la più vera, perché valga la pena vivere. Ma – come osserva la nostra amica Isa Maggi – “non c’è più terra per il popolo palestinese” (CLICCA QUI). E colpisce il fatto che ad infierire sul popolo di Palestina, sia un’altro popolo che pur ha nella sua recente memoria storica e nella sua stessa carne i segni indelebili ed il perenne ricordo di una immensa, disumana, infernale tragedia.