Non solo il Male può accadere “banalmente”, come scriveva Hannah Arendt, ma talvolta anche la Storia. Questo viene da pensare davanti alla truce sceneggiata dello Studio Ovale del 28 febbraio scorso.

In pochi minuti, senza nessuna solennità, sono stati infranti paradigmi, modificati equilibri di potenza mondiali, si è conclusa un’epoca storica.

Tutto ciò nella piena incoscienza dei protagonisti, ciascuno di loro prigioniero del vortice caldo dell’attimo presente. Erano seduti e gesticolanti come in un bar di periferia, tesi a difendere animatamente il proprio punto di vista.

Non è la prima volta che accadono “eventi banali” simili, che cambiano le dinamiche della storia. Brenno piazzò teatralmente la propria spada su un piatto della bilancia. Correva l’anno 390 a. C. Ed erano le prime ore del 15 marzo 1939, quando Hitler convocò in ore notturne il presidente cecoslovacco Emil Hachà per piegarlo all’imminente invasione della Cecoslovacchia.

Un evento come rottura culturale

Qual è l’essenza di questo evento? Ha presentato molte facce: geopolitico, mass-mediatico, ma, è stato per tutti in primo luogo un evento di rottura culturale.

Se dopo aver predicato per anni lo slogan “Fuori l’Italia dalla Nato, fuori la Nato dall’Italia” sorprendi Vance e Elon Musk a dichiarare che la Nato deve andarsene dall’Europa, beh, c’è da rimanere straniti. Felicemente? E se hai sempre pensato l’Unione europea come cinghia di trasmissione dell’imperialismo americano e del suo tecno-capitalismo e ora ti trovi a supplicare che l’Unione europea abbia un soprassalto di protagonismo – però senza armi, mi raccomando! – c’è da guardarsi allarmati allo specchio.

E se per decenni si è difesa l’alleanza politica, ideologica e militare dell’Europa con gli Usa, perché base e garanzia di ciò che chiamiamo “Occidente”, cioè delle nostre libertà, non ci si spalanca davanti l’abisso dell’inizio della fine dell’Occidente?

La terza posizione neutralista

E poi c’è una terza posizione neutralista. Negli anni ‘69/70 “Terza posizione” era il nome di un gruppo terroristico di estrema destra, che si opponeva tanto all’imperialismo americano quanto a quello sovietico.

Un suo leader, Roberto Fiore, dirige a tutt’oggi Forza nuova. A sinistra, questa “posizione” si è trasformata nel neutralismo e nel pacifismo di Elly Schlein. Alla quale il mondo contemporaneo appare come una sorta di parco con tante aiuole: ciascuno cura la propria e voilà! la pace universale e, a questo punto, perpetua. Kant può esclamare felice nella tomba: “Era ora!”.

C’è anche una sinistra nietzscheano-heideggeriana, arrabbiata con tutto il mondo: con gli Usa, con Putin, con Zelensky, con l’Europa.

Affascinata dalla volontà di potenza e dall’Azione – doverosamente nominata “Die Tat”, perché, secondo Goethe, “All’inizio c’era l’Azione” invece che il Logos – questa posizione considera il discorso fatto da Mattarella a Marsiglia solo “puttanate”.

Così Massimo Cacciari. Nietzsche sarebbe stato probabilmente più raffinato. Di fatto essa approda al realismo machiavellico come criterio di giudizio: la storia è un’arena hobbesiana, tanto vale prenderne atto.

I valori e la morale sono soltanto “flatus vocis” di anime belle, incapaci di fare virilmente i conti con le durezze della Storia, con la Necessità e con il Destino della sfera bene arrotondata dell’Essere. Non è chiaro? Pazienza!

E se Trump si allontana dall’Occidente, niente paura: accordiamoci con Putin e con Xi Jin-Ping. E l’Ucraina? Beh, l’avevamo detto: non aveva senso che facesse resistenza! Anche i bambini sanno che il forte vince, il debole perde. Del resto, è dagli anni ’80 che questo filone predica, sulla scorta di Carl Schmitt, “l’autonomia del Politico”.

E qui arriviamo ai confini, per ironia dei nomi, con la Rivista Limes – il Confine – di Caracciolo e con il suo frigido a-putinismo, a-europeismo, a-trumpismo. La cosiddetta geopolitica, si sa, è weberianamente avalutativa, non parla di criteri di valore per giudicare il mondo: lo descrive e stop. Eventualmente si diverte a generare scenari a tavolino, proprio come nel gioco del Risiko. Divertente, ma non serve a nessuno.

I patrioti contro la democrazia decadente

Poi ci sono “i patrioti”, “i trumpiani de noantri” alla Salvini, che riescono ad essere anche putiniani, “i patrioti” che vedono in Trump e in Putin i corifei della battaglia contro il liberalismo occidentale, contro la democrazia decadente. Il loro problema è che, nell’arena dello scontro tra “patrie”, possono solo stare nei posti in piedi.

L’ultima figura è quella dei “costruttori di ponti”, giustamente allarmati per il sinistro scricchiolio che si è avvertito tra le arcate del ponte transatlantico. Eppure anch’essi prigionieri dell’illusione nazionalista, filo-atlantici, ma anti-europeisti, nel senso che nemica è la UE, nemico è tutto ciò che non si limita ai confini della Nazione. Ma se una Nazione grossa non si ferma ai confini di una più piccola, basterà un’Europa divisa in tante Nazioni?

Lech Walesa e noi nel nuovo scenario

Se questo è il quadro ideologico della politica italiana, come affronteremo i dilemmi che il nuovo scenario internazionale post-Studio Ovale ci propone?  A noi basterà l’etica pubblica semplice e inconcussa che ci hanno insegnato le nostre famiglie, le nostre scuole, le nostre chiese, le nostre comunità, la nostra grande tradizione filosofica.

Non è fondata sui precetti, ma su un teorema: l’Essere, il Vero, il Buono coincidono. Nella filosofia medievale questi tre sono stati chiamati i Trascendentali. Sotto una parola che può mettere in soggezione, sta questa idea semplice: che esiste una Realtà, che si deve cercare intersoggettivamente di comprendere e interpretare, ma che non si può inventare o rovesciare a piacimento, piegandola alla volontà di potenza.

La Verità è la presa d’atto intersoggettiva della Realtà. Il Bene praticato è la conseguenza. Se la Realtà è il prodotto, presunto, di una Volontà di potenza, non è più possibile costruire nessuna comunità, né piccola né grande, nessun ordine, nessuna pace. Solo la guerra.

Se la realtà è che Putin ha incominciato la guerra contro l’Ucraina, Trump non può sostenere di fronte a 8 miliardi di persone che l’ha incominciata Zelensky.  Se, come ricorda Lech Walesa nella sua Lettera a Trump, firmata da molti altri esponenti di Solidarnosc già detenuti politici del regime comunista, gli USA hanno fornito, nel Memorandum di Budapest del 1994, “garanzie e impegno a difendere l’inviolabilità dei confini dell’Ucraina in cambio della consegna del suo arsenale di armi nucleari”, occorre semplicemente che mantengano la parola. Garanzie, fa notare Walesa, “incondizionate: non c’è una sola parola sul fatto di considerare questi aiuti come uno scambio economico”.

Il “teorema dei trascendentali” molto esaltato e assai spesso tradito dall’Occidente è la base dell’“Occidente”. Chiunque voglia costruire solide arcate di un ponte lungo euro-atlantico, deve partire da questa fedeltà.

Gli Usa di Trump hanno deciso per l’infedeltà? Pagheranno, prima o poi, il prezzo di tale distacco, sia in termine della loro sicurezza sia in termini economici. Perché se una verità appare evidente, dopo due guerre mondiali, è che nessun popolo, nessuna comunità, nessun individuo accetterà mai l’oppressione, la violenza, la prepotenza, senza ribellarsi. Ed è a questo punto che gli Stati uniti d’Europa diventano un orizzonte moralmente e geopoliticamente necessario.

Giovanni Cominelli

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