Nei prossimi giorni il Parlamento prenderà in esame il PNRR che entro fine mese dev’essere inviato a Bruxelles. Nel contempo, si estende ed accelera la campagna vaccinale. Insomma, il governo sta mantenendo gli impegni per cui è nato e, almeno fin qui, laddove compare qualche smagliatura o addirittura crepe o piccole fessure nella presunta ”unità nazionale” di cui intende essere espressione, provvede l’autorevolezza del Presidente del Consiglio ed il prestigio personale di cui gode a tappare i buchi.
Un governo che potremmo forse più legittimamente chiamare di “unità nazionale sì, ma polarizzata”, il quale, per la sua stessa natura, non ha bisogno, e sopporterebbe quel rito delle cosiddette “verifiche” che hanno finito per guadagnare la loro legittimità anche nella seconda repubblica. In buona sostanza, il tagliando al governo in carica non lo possono fare i partiti che lo compongono, bensì direttamente il voto degli italiani che andranno alle urne nel prossimo mese di ottobre. D’altronde, si tratta di elezioni amministrative che hanno un carattere del tutto particolare.
In pieno semestre bianco, avviato il percorso del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, vanno al voto città di grande rilievo, cominciando da Roma, Milano, Napoli e Torino, attraverso un confronto che vedrà contrapposte le forze che congiuntamente sostengono il governo. Considerando, altresì, come si tratti della prima consultazione elettorale dopo la pandemia e, probabilmente, ancora dentro la pandemia , come tale rispondente, con ogni verosimiglianza, a criteri di valutazione in qualche modo inediti ed imprevedibili.
Ce n’è abbastanza perché – del resto, secondo un costume inveterato – il profilo locale ed amministrativo del voto rischi di essere oscurato. I singoli partiti non faranno a meno di interpretare, ciascuno per la propria parte, il responso d’ autunno come predittivo delle loro fortune elettorali nella prospettiva del voto politico e potrebbero trarne conseguenze ed indirizzi anche in ordine alla loro responsabilità di governo. Al contrario, sarebbe bene rispettare il carattere amministrativo della consultazione, cogliere l’occasione per “auscultare” il respiro del Paese, così come sorge dai territori, senza alterarne la voce, leggendola secondo una griglia interpretativa che poco ha a che vedere con l’intenzione originaria del voto espresso e calibrato su tematiche locali.
Ogni città, ogni centro minore dove si apriranno le urne ha una sua storia ed ha reagito a modo suo ad una sofferenza che è stata devastante per chi ha perso i propri cari, ma, nel contempo, subdola ed allarmante per ogni famiglia, anche per coloro che sono stati risparmiati dal contagio. Come sta incidendo questo stato di cose nel cuore e nella mente degli Italiani ? Cosa ci aspettiamo ? Una ripresa di attenzione nei confronti delle istituzioni, cominciando, appunto, da quelle locali oppure una disaffezione addirittura crescente ?
Ci attendiamo uno sfogo di umori incattiviti o piuttosto l’indicazione di percorsi che diano almeno una prima idea della possibile ricomposizione di un interesse generale da perseguire insieme ? Dopo tanta sofferenza non occorre forse dare fiducia agli italiani, senza la presunzione di accompagnarli per mare su percorsi predeterminati ?
Del resto, prima che al governo in carica, la verifica dovranno farla a sé stessi e non è cosa da poco. Alla svolta epocale imposta dalla pandemia corrisponde una nuova, più pacata concezione di sé e del proprio ruolo da parte delle singole forze politiche e soprattutto nel Paese c’è oppure no un rinnovato abito mentale, un diverso quadro delle attese, un nuovo sentimento di fiducia ?
Ad ogni modo, è bene che questa verifica dell’ animus che gli italiani vanno maturando, avvenga attraverso una consultazione locale, il che ci consente di riflettere meglio sul ruolo dei Comuni e delle autonomie, le cui potenzialità vanno riscoperte come fattore essenziale per quella ricostruzione di un tessuto civile slabbrato, da ricondurre ad una coesione sociale smarrita, eppure, dopo la, pandemia, forse meno lontana.
Domenico Galbiati