In fin dei conti, i medici “no-vax” reintegrati tornano al loro posto di lavoro, cioè nei reparti dove operavano prima della pandemia, oppure – come sostiene il signor Ministro della nostra salute – sono a disposizione delle Direzioni Sanitarie ospedaliere? E se è cosi – come appunto sostiene e ribadisce il Ministro nell’intervista concessa al “Corriere della Sera” – che razza di reintegro è? I medici reintegrati sono abilitati a tornare nelle corsie a contatto con i pazienti oppure vanno assegnati ad altre funzioni? Insomma, chi risponde del reinserimento previsto da un provvedimento che, alla fine, si scopre riguarda un’assoluta minoranza, circa lo 0,8%, di cui solo qualche centinaio medici ospedalieri. A conferma che si tratta di un messaggio politico/ideologico piuttosto che di un provvedimento assolutamente necessario per la copertura di uno sguarnito organico.

Il Ministro che lo decreta in termini generali oppure il malcapitato Direttore Sanitario che, all’atto pratico, deve garantire che il tutto avvenga senza timore di alcun nocumento per i pazienti ospedalizzati? Sembra, in buona sostanza, che il Governo riammetta in servizio i medici che non hanno voluto sottoporsi alla vaccinazione, ma, nel contempo, declini ogni responsabilità ed invochi una cautela affidata a chi sta sul campo, come se non se la sentisse di escludere che vi sia un margine di rischio. Senonché, candidamente il Ministro dichiara che il provvedimento è stato assunto anche al fine di una riappacificazione.

Il combinato disposto lascerebbe intuire che si accetta, tanto o poco che sia, almeno l’ipotesi di un possibile rischio sanitario in ambiente ospedaliero, pur di ottenere una “pacificazione”. In effetti, aleggiava il sospetto – che, a suo modo, il Ministro conferma – che la questione fosse tutta di ordine politico o addirittura ideologico.

Le forze di maggioranza – a parte la difesa di un puntiglio, una posizione per lo meno ambigua che data dai tempi del lock-down – hanno qualcosa da dimostrare ai “no-wax”? Di quale “pacificazione” stiamo parlando? Di un mero atto di clemenza come l’abolizione delle multe, oppure si allude ad una sorta di equivalenza tra chi vaccinandosi si fa carico di una responsabilità nei confronti dell’intera collettività e chi, invece, vi si sottrae?

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