Dopo il colpo di stato di due anni fa nel Myanmar, grandi società petrolifere internazionali realizzato ingenti profitti sostenendo il regime militare che ha eliminato ogni forma di democrazia. Secondo alcune fonti considerate attendibili sarebbero state uccise 2.940 persone impegnate nella difesa dei diritti più elementari.
The Guardian di Londra è entrato in possesso di alcuni documenti la lettura dei quali conferma il ruolo cruciale svolto da società che sfruttano giacimenti di petrolio e gas e che, cos’ facendo, rafforzano la giunta dei golpisti visto che l’industria petrolifera costituisce . Si tratta di compagnie statunitensi, britanniche e irlandesi impegnate nelle trivellazioni e nella fornitura di servizi indispensabili per assicurare al Myanamar la propria ricchezza nel settore attraverso la compagnia nazionale di petrolio e gas Myanma Oil and Gas Enterprise (MOGE). E questo a dispetto delle sanzioni adottate da Unione europea, Stati Uniti, Regno Unito, Australia e Canada. Anzi, questi paesi hanno deciso di inasprire i provvedimenti punitivi per la giunta militare che ha rovesciato le autorità legittime con la forza. Ma il fronte dei paesi sanzionatori non è pienamente compatto perché se da Bruxelles sono stati emanati dei divieti di collaborazione con il MOGE, che prevedono l’impossibilità per società europee di essere coinvolte nei progetti di sfruttamento dei giacimenti, Stati Uniti e Regno Unito non sono ancora giunti a tanto.
Lo studio dei documenti trapelati consentono di confermare gli elevati profitti delle società occidentali che operano nel Myanmar e il fatto che la loro collaborazione ha significato il rafforzamento del regime militare di un paese che è uno dei paesi più poveri dell’Asia, ma ricco di giacimenti di petrolio e gas. Così, l’industria del settore assicura le principali fonte di entrate in valuta estera salita a 1,72 miliardi di dollari solo nei sei mesi fino al 31 marzo 2022.
In realtà, solo il 20% dei combustibili estratti sono utilizzati nel paese. La gran parte è esportata verso la Cina e la Thailandia.
La gran maggioranza delle società occidentali coinvolte non hanno voluto rilasciare commenti dopo la pubblicazione della documentazione e solo una ha precisato che i propri contratti con il Myanmar sono stati firmati prima del colpo di stato dopo il quale non ne sono stati realizzati altri.
Recentemente, la francese Total e la statunitense Chevron, già ampiamente criticate per la loro attività nel paese asiatico, hanno annunciato l’intenzione di cessare le proprie attività nel Myanmar.