Il fine nobile delle prime banche popolari
Francesco ripercorre la storia delle banche popolari e ricorda che in “molti casi uomini e donne impegnati nella comunità ecclesiale hanno promosso e dato vita a Monti di pietà, banche, istituti di credito cooperativo, casse rurali” per offrire “opportunità a chi altrimenti non ne aveva”, tanto che nel XV secolo diverse famiglie sono state aiutate e si sono integrate nelle attività economiche e sociali delle città. Anche se, con la nascita dei Monti di pietà il francescanesimo ha fatto rilevare che “la presenza di poveri in città è segno di una malattia sociale”, ancora oggi diffusa, osserva il Pontefice. Fra Ottocento e Novecento, poi, “anche in seguito alla pubblicazione dell’Enciclica Rerum novarum di Leone XIII”, grazie all’iniziativa di preti e laici, “si è sviluppata un’economia legata al territorio” e il credito bancario ha sostenuto svariate attività economiche, nel campo dell’agricoltura, dell’industria e del commercio.
L’economia incivile
Oggi, però, ci sono diverse contraddizioni in un certo modo di fare banca e finanza, fa notare il Papa.
Anzitutto ci sono multinazionali che spostano le loro attività dove “è più facile sfruttare il lavoro”, mettendo così “in difficoltà famiglie e comunità” e annullando “competenze lavorative che si sono costruite in decenni”, e poi c’è quella “finanza che raccoglie fondi in un luogo” dirottandoli “in altre zone con l’unico scopo di aumentare i propri interessi”. In pratica il rischio “è la distanza dai territori”. E allora “la gente si sente abbandonata e strumentalizzata”.
Favorire la sostenibilità
Ma ci sono ancora, nel panorama contemporaneo, banche che guardano ai diversi bisogni delle persone, sottolinea Francesco.
Senza sistemi finanziari adeguati, capaci di includere e di favorire la sostenibilità, non ci sarebbe uno sviluppo umano integrale. Gli investimenti e il sostegno al lavoro non sarebbero realizzabili senza il ruolo di intermediazione tipico delle banche e del credito, con la necessaria trasparenza.
Un’economia di pace
Sono positive quelle economie e finanze che “hanno ricadute concrete sui territori, sulla comunità civile e religiosa, sulle famiglie” è la considerazione del Papa, che si sofferma sull’importante ruolo sociale delle banche.
Gli istituti bancari hanno responsabilità grandi per incoraggiare logiche inclusive e per sostenere un’economia di pace. Il Giubileo alle porte ci ricorda la necessità di rimettere i debiti. È la condizione per generare speranza e futuro nella vita di molta gente, soprattutto dei poveri.
Seminare fiducia
Seminare fiducia: questo il compito che Francesco affida agli istituti bancari, raccomandando di “tenere alto il livello di giustizia sociale”.
Tiziana Campisi
Pubblicato su www.vaticannews.va