E’ tempo che la politica torni a sintonizzarsi con il Paese reale.
C’è un compito di verità che deve precedere e legittimare l’esercizio del potere. La politica non può dissolversi in una disputa tattica e di schieramento che ne circoscriva la dinamica agli addetti ai lavori. Finendo, inesorabilmente, per essere assorbita in una logica funzionale solo al “potere”.
Il punto della questione è sempre “politico”. Non basta dichiarare quel che si intende fare se contestualmente, soprattutto in un arco di forze articolato come il nostro, non si precisa “con chi”, con quali alleanze, quali mediazioni, ricercando, e come, un possibile assunto comune, pur venendo da storie e culture differenti, superando diffidenze ed idiosincrasie.
Un’alleanza va oltre il profilo tattico e diventa una “coalizione”, dotata di una vera strategia, solo quando sa tenere assieme i due versanti di cui sopra. In altri termini, ci vuole un programma, ma come tale non si deve intendere un più o meno elaborato ricamo da esibire, magari compiacendosi della sua eleganza formale ed illudendosi che questa sia, di per sé, attrattiva.
Il programma è, piuttosto, da intendere come il punto di incontro tra l’indicazione di un tema ed il consenso che, attorno a quest’ ultimo, si aggrega o meno. Va “coltivato” come una cosa viva e vissuta, che consenta ad una selva sgranata di interessi particolari di condensarsi in una condivisione ampia, collocata dentro un orizzonte di senso, un sentimento di reciprocità, un impegno comune che dia vita ad un “popolo”.
A maggior ragione oggi, abbiamo bisogno di questa dimensione smarrita e da riconquistare. Viviamo il tempo delle “ transizioni” – parola paradigmatica del nostro tempo – che necessariamente vanno affrontate serrando i ranghi, cercando di rientrare dalle troppe slabbrature, diseguaglianze, divaricazioni che frammentano e sfilacciano il tessuto sociale. Ed è per questo che se c’è una priorità che precede le altre concerne una organica politica dei “diritti sociali” a cominciare dal lavoro e poi la casa, l’educazione dei figli, la scuola e la cultura, la salute della famiglia, l’accoglienza dei soggetti fragili, la vivibilità del contesto urbano, la sostenibilità dell’ambiente.
Si tratta di ricreare la coesione sociale indispensabile ad affrontare ogni altro versante programmatici, cominciando da politiche che restituiscano alla famiglia le certezze di cui ha bisogno.
Il “programma”, dunque, come spazio che ospita gli obiettivi e le attese che consentono alla società ed alle sue articolazioni, fino alla singolarità di ciascuno, di vivere la speranza e, dunque, guardare con fiducia alle trasformazioni che ci assediano.
Domenico Galbiati