L’Italia occupa il 21° posto nella graduatoria mondiale relativa alle infrastrutture materiali. Al riguardo, serve fare le scelte funzionali al cambiamento in meglio con solerte tempestività invece di guardare da qualche altra parte. Senza Infrastrutture, non crescono il lavoro ed il Pil.
La scelta di Mario Draghi da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è rivelata una mossa decisiva per la soluzione di tanti problemi del presente e del futuro prossimo, come gli ultimi quattro mesi si sono incaricati di dimostrare.
A pagina 137 del Documento elaborato dalla Commissione Ministeriale sul Ponte di Messina può leggersi: “Per Ponti a più campate con pile in alveo, dovranno essere condotte indagini geofisiche, geologiche, geotecniche fluidodinamiche. Si dovranno analizzare le azioni e gli effetti delle correnti marine, la presenza di faglie, frane sottomarine e di tutti i tipi di accumuli di sedimenti sommersi che possono subire deformazioni, spostamenti, rottura, liquefazione dinamica.”. Un passo indietro gabellato per assenso.
“La logica dovrebbe far proseguire in continuità. Non può ignorarsi che non proseguire nell’appalto da tempo espletato (progetto a campata unica) comporti alcune centinaia di milioni di danni che la Corte Costituzionale deve ancora precisare nel numero, a parte i rilevanti tempi e costi della riprogettazione.
Il timore espresso da Mauro Magatti nel suo articolo sul Corriere della Sera del 15 Maggio 2021, dal titolo “Donne, giovani, Sud, non bastano i soldi”, consiste nel non riuscire ad evitare che “si riproducano quei meccanismi che da decenni bloccano lo sviluppo di tanta parte del Sud; dove ancora oggi, troppo spesso, le energie imprenditive e creative vengono stoppate da quei gruppi che, mediando l’accesso alle risorse (per lo più pubbliche) puntano solo al mantenimento degli equilibri di potere esistenti.”
Il Gruppo di lavoro del Ministero Infrastrutture suggerisce, infatti, che “Il progetto dovrebbe essere sottoposto ad un dibattito pubblico”.(Massimo Pica Ciamarra). Il Ponte sul Mediterraneo a tre campate, progetto scartato alcuni decenni fa, è il modo per spostare di tempo lungo in avanti la realizzazione concreta dell’Opera definita, invece, indispensabile, oggi.
Posto che nella consapevolezza della parte meno ideologicizzata delle forze politiche il Ponte è una grande opera capace di trasformare in meglio l’intero Paese, con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che offre l’opportunità di collegarlo agli interventi sulla mobilità del Mezzogiorno, è adesso il momento di approfittare della nuova sensibilità positiva sul tema evidenziata da ampi strati dell’opinione pubblica più attenta e dalle forze politiche attente alle dinamiche del consenso..
Sarebbe dunque ora che si decidesse che:
la Sicilia debba divenire centrale nel Mare Mediterraneo a vantaggio dell’Unione Europea, della quale si identifica come la Porta Sud;
la Sicilia debba diventare una protagonista di maggiori scambi, di rotte commerciali più intensamente operate, tendando di anticipare e vincere la concorrenza del cinese Pireo;
che l’appetibilità del Mezzogiorno debba svilupparsi in modo armonico ed integrato, in ottica di coesione e convergenza, in termini di Livelli Essenziali di Prestazioni fra tutti i cittadini del Paese , grazie anche alla realizzazione\integrazione\migliore sistemazione\manutenzione di reti infrastrutturali della mobilità quali viabilità interna (Nord Sud Siciliana; Dorsale Ionica), Autostrade, Alta Velocità\Capacità Ferroviaria, connessioni con Reti e Corridoi Europei;
che si realizzi, ora, il completamento, contestuale alla realizzazione del Ponte, della realizzazione dell’Alta Velocità\Capacità della Salerno\Reggio Calabria e della Palermo\Catania\Messina, con arrivo ad Augusta, della Napoli Bari\Taranto (con le risorse non ancora impegnate del Fondo di Coesione 2014\2020) per collegare anche il Porto di Gioia Tauro e lo Stabilimento siderurgico di Taranto da riconvertire in termini di tutela dell’ambiente e la cui produzione potrebbe essere saturata dal cliente Ponte;
che l’Italia dimostri di essere interessata alla realizzazione di un secondo motore, il Mezzogiorno, integrando gli approcci esistenti, sapendo che se questo non avvenisse difficilmente l’Italia potrà ripagare il debito pubblico che sta assumendo, utilizzando al meglio i Fondi dedicati ricevuti dall’Europa.
Il 12 Maggio 2021, a Palazzo Madama è stata realizzata la presentazione dell’intesa sottoscritta da quasi tutti i partiti, denominata “Patto per il Ponte”; su iniziativa del senatore Marco Siclari. “Il “Patto” vuole fare proprie le dichiarazioni del Governo che ha affermato, con i Ministri Giovanni e Carfagna e Gelmini di realizzare l’opera finanziandola con risorse nazionali in quanto c’è in ballo il futuro dell’Europa stessa”.
Il 20 Maggio 2021 è giunta notizia ufficiale che la Commissione Europea “vuole” che il collegamento stabile tra continente e Sicilia sia realizzato e che lo si possa realizzare con Fondi Europei; lo ha detto parlando a nome della Commissione, la Commissaria ai Trasporti, Adinaloana Vàlean, rispondendo ad una interrogazione dell’Eurodeputata siciliana Annalisa Tardino; la Commissaria ha spiegato che “il collegamento la Sicilia e l’Italia Continentale fa già parte della rete trans europea dei trasporti TEN-T e del Corridoio Scandinavo\Mediterraneo ed in quanto tale fa parte della rete considerata di massima importanza e valore aggiunto dell’Unione Europea”. Inoltre, ha reso noto che già “nell’anno 2021 la Commissione proporrà una revisione del Regolamento TEN-T, al fine di aumentare l’efficienza delle Rete stessa, con lo scopo di contribuire all’obiettivo del Green Deal”.
Questa risposta dimostra una, ora, incontrovertibile verità: lo Stato Italiano, finora, non inserendo l’opera nel PNRR, non ha voluto finanziare il Ponte sullo Stretto del Mediterraneo.
A questo punto, ad avviso anche ma non solo, di chi scrive, dovrebbe verificarsi una convincente pressione delle forze politiche che hanno dimostrato con le loro prese di posizione di essere favorevoli all’importante e decisivo approntamento infrastrutturale sul Governo Draghi e sulle giunte siciliana e calabrese affinché il Ponte sia finanziato tramite la nuova programmazione dei Fondi Europei 2021\2027; programmazione che la ministra per il Mezzogiorno, Mara Carfagna, spedirà a Bruxelles non appena saranno varati i nuovi regolamenti europei.
La posizione europea espressa da un fronte che Comprende il Vice Presidente Dombrovskis e Paolo Gentiloni, è la seguente: l’ingente somma attribuita all’Italia sarebbe dovuta servire a realizzare il completamento del corridoio TEN-T con l’Alta Velocità ferroviaria a 300 KM\h, in Sicilia, della Rete Autostradale ed il potenziamento dei Porti e Retroporti di Augusta e Gioia Tauro, collegati con le Zone Economiche Speciali, con le Autostrade e con l’Alta Velocità ferroviaria; ma quasi nulla di ciò, infrastrutture per la Mobilità per il Mezzogiorno, è attualmente previsto.
Stante tutto quanto sopra, cosa osta alla realizzazione del Ponte tramite l’unico progetto esistente, aggiudicato, valutato, quasi immediatamente cantierabile? Se non osta alcunché di sostanzialmente esplicitabile, perché non si decide di iniziare a costruirlo?
Le comunità interessate hanno diritto ad una spiegazione nel merito? In alternativa, ritengono di avere ragionevole diritto ad un cambiamento in meglio.
Massimo Maniscalco
Palermo, 20 maggio 2021
Massimo Maniscalco.