Cade un altro dei “ sovranisti”. Benjamin  Netanyahu è costretto a cedere e deve rinunciare a formare il governo di Israele. Come si era subito capito, la vittoria elettorale del  settembre scorso è stata una di quelle alla Pirro.

Al momento, sembra concludersi un lungo ciclo di predominio di una politica israeliana giocata all’insegna dell’autoreferenzialità e del muro contro muro, anche se niente è ancora da considerarsi deciso. E’ certo però che il Presidente della Repubblica, Reuven Rivlin, intende fare di tutto per non far tornare anticipatamente alle urne gli elettori israeliani.

La svolta è avvenuta dopo che il partito arabo ha deciso di uscire dal proprio auto isolamento e annunciato l’intenzione di appoggiare un esecutivo  guidato dallo sfidante di Netanyahu, l’ex generale Benny Gantz.

Quest’ultimo prova a prospettare una politica diversa con il suo partito Blu e Bianco collocato su una posizione di centro destra e, quindi, meno estremista rispetto a quella sempre seguita dal suo avversario.

Gantz, adesso, ha 28 giorni di tempo per trovare circa una decina di voti che ancora gli mancano, nonostante l’appoggio degli arabi israeliani, per assicurarsi i 61 voti richiesti per la maggioranza nella Knesset, il parlamento israeliano.

Israele non è nuova al formarsi di coalizioni “ pasticciate” e ha finito spesso  per dipendere dalle scelte dei partiti ortodossi più interessati alla salvaguardia dei loro interessi che ad un quadro politico generale. Bisognerà però vedere se anch’essi saranno disposti a passare il Rubicone, così come hanno deciso di fare gli arabi israeliani, e mettere davvero fine all’esperienza del ” sovranista” Netanyahu.

About Author