È possibile leggere il Pnrr con gli occhi del Terzo settore. Quali interventi raccolgono le priorità indicate in questi anni dal Terzo settore e quale ruolo ad esso viene riconosciuto?

La coesione sociale, cara al Terzo settore, sembra essere entrata nel Pnrr come volano di uno sviluppo sostenibile (Missione 5). Uno sviluppo ‘buono’, con attenzione ai temi ambientali, culturali e della salute, non solo dell’aumento del Pil, è presente nella Missione 2. La sostenibilità è un patrimonio culturale condiviso. Nella Missione 5 troviamo 20 miliardi di euro per le politiche per il lavoro, infrastrutture sociali, famiglie, comunità, Terzo settore, interventi speciali per la coesione territoriale. Va sottolineata la sensibilità per l’inserimento lavorativo di persone con disabilità.

Occorre specificare meglio gli interventi a sostegno della cooperazione di tipo B e le azioni di intermediazione al lavoro di soggetti fragili a cura di Enti del Terzo settore (Etd). È sostenuto invece il Servizio civile universale come servizio alla comunità e come crescita personale dei giovani, investendo risorse su base pluriennale. Undici miliardi sono destinati alla rigenerazione urbana e all’housing sociale come spese per costruzioni e ristrutturazioni mentre solo 1 per i settori core del welfare rivolto ad anziani, disabili, famiglie in difficoltà. Non sono da sottovalutare però le innovazioni in soluzioni abitative autonome post pandemia, con supporto tecnologico per anziani e disabili. Gli interventi di rigenerazione urbana, per ridurre situazioni di emarginazione e degrado sono previsti anche in coprogettazione con ETS ex art.55 Codice del Terzo settore.

Una sfida sarà quella di intervenire negli spazi della sanità di prossimità con le Case della comunità, nel quadro della coesione territoriale, nelle aree interne in particolare. Molto importante infine il finanziamento per contrastare la povertà educativa, in particolare nel Sud, coinvolgendo fino a 50 mila minori. Si nota una corrispondenza tra Pnrr e prassi consolidate degli Ets. Il volontariato è un viaggio straordinario che arricchisce l’anima. Donare il proprio tempo libero con motivazioni profonde dà gioia, non è un tappabuchi a basso costo per le amministrazioni locali. Parliamo di circa 6 milioni di italiani che si occupano di ogni tipo di bisogno, dalle povertà all’emergenza. Persone, sportelli di ascolto, associazioni, centri di accoglienza: un esercito di ‘imprese del bene, vera ricchezza dell’Italia e della sua economia civile. La pandemia ha determinato un’emergenza sociale che chiama in causa questo ‘esercito’ del bene, cioè milioni di cittadini, molti di noi. Guardare il mondo con gli occhi del prossimo, stare con i fragili è l’insegnamento di Covid 19. Cresce il valore sociale.

Il Pnrr deve curare i settori più deboli con investimenti rivolti ad aree interne per favorire chi ci abita o vorrebbe tornare ad abitarci. 2, 72 miliardi sono previsti per la rigenerazione dei piccoli siti culturali, patrimonio culturale, religioso e rurale. Un ruolo particolare possono svolgere gli alberghi diffusi, quando i paesi si fanno comunità. Si ristruttura e si mette in rete quello che esiste già, creando reddito e lavoro in modo green ed inclusivo. Un tipo di impresa adatto è la cooperativa di comunità. Si tratta di una frontiera avanzata dell’impresa sociale capace di far volare le nostre eccellenze nel turismo, nell’agricoltura, nell’ambiente, nelle attività culturali. Una particolare vulnerabilità da curare per un Pianeta più equo dopo la pandemia, è quella femminile.

Le donne sono state messe a dura prova con tagli occupazionali, impegnate a gestire figli e anziani in lockdown oltre che vittime di violenze domestiche. Il Pnrr deve essere occasione per garantire, con opera integratrice del Terzo settore e delle imprese dell’economia civile, la parità di accesso al lavoro, alle cure sanitarie, alle discipline Stem, scientifiche e tecnologiche nelle Università e centri di ricerca. L’Economia è strategica oggi per la ripresa dopo la pandemia, anche nel campo della filiera corta del welfare aziendale. È un modo di essere più attenti ai bisogni del territorio, stimolando in questa direzione del benessere dei lavoratori anche le piccole e medie imprese, attivando percorsi di innovazione sociale con le risorse locali.

Silvio Minnetti

 

Pubblicato da Avvenire

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