“Impossibile” è solo una parola pronunciata da piccoli uomini che trovano più facile vivere nel mondo che gli è stato dato, piuttosto che cercare di cambiarlo.
“Impossibile” non è un dato di fatto, è un’opinione…
“Impossibile” non è una regola, è una sfida…
“Impossibile” non è uguale per tutti…
“Impossibile” non è per sempre…
Impossible is nothing.

Muhammad Alì

Negli ultimi quindici venti anni sul fenomeno dell’immigrazione certa politica ha soffiato sul fuoco dell’intolleranza facendo sembrare il fenomeno, non solo più grande in termini di numeri di quello che è effettivamente (basti pensare che 139000 persone sono sbarcate in Europa illegalmente nel 2019 numeri sempre in calo dal 2013 e numeri lontanissimi dai numeri del 2015 quando un milione di persone arrivò in Europa illegalmente. Fonte Agenzia Europea Frontex), ma legandolo, in maniera indecente, ai crimini creando l’equazione migranti=criminali. Questa parte politica ha costantemente ingigantito sui social la questione grazie a fake news elargite a piene mani da account falsi e creati al fine di avere un tornaconto elettorale.

Il fenomeno delle fake news è di così larga portata che persino gli stessi social si stanno premunendo di strumenti per prevenirle o cancellarle, facendo sempre poco rispetto a ciò che andrebbe fatto, ma dando qualche segnale.

In questo articolo però non voglio affrontare la questione migranti arrivati nel nostro paese, ma come far diminuire tali flussi, garantendo il rispetto delle persone e cercando di analizzare le cause del fenomeno.

Due notizie mi hanno molto colpito confermando alcune idee e introducendone di nuove.

Sappiamo bene che la corruzione nel continente africano (con eccezioni come le Isole Seychelles ed il Botswana) è molto alta, fondi arrivati si perdono nei meandri della burocrazia o vengono rubati dai politici di turno, basterebbe leggere l’indice di percezione della corruzione diffuso dall’ONG Transparency International sul fenomeno. A seguire l’Asia centrale e l’est Europa. Non scopriamo nulla di nuovo.

Ciò che mi ha colpito di più sono i risultati di alcune ricerche in cui si evidenziavano, da un lato, la presenza di acqua in notevoli quantità nel sottosuolo, dall’altro la presenza di notevoli bacini di acqua in superficie che però hanno evidenziato la mancanza di acqua potabile poiché mancano infrastrutture e mezzi per migliorare la qualità di questa risorsa fondamentale.

Inoltre nel 2019 ho ascoltato con grande interesse un’ intervista in tv di un ragazzo somalo sbarcato insieme ad altri in Italia ed a cui è stato riconosciuto lo status di rifugiato politico. Il ragazzo affermava una cosa che, nella sua semplicità era rivoluzionaria. “Noi non vorremmo andare via dal nostro paese, vi è molta manovalanza, ciò che ci manca è la tecnologia ed il come usarla, noi vorremmo avere un lavoro lì, a casa nostra”.

Tre questioni che, insieme allo storico sfruttamento da parte dell’occidente nei confronti del continente africano e alle guerre continue, spesso dimenticate, per i diamanti o per questioni etniche/religiose ci inducono a trovare una terza via tra “spariamo ai barconi dei migranti, impediamo loro di arrivare qui” e    “accogliamo tutti indiscriminatamente” così ci puliamo la coscienza rispetto ai tanti ed alle tante che rimangono lì in condizioni disastrose.

Bisogna fornire soluzioni che riducano i problemi, non che li nascondano.

Serve un piano per lo sviluppo del continente africano evitando che i fondi vengano rubati da funzionari e politici corrotti e tenendo conto delle informazioni di cui ho scritto precedentemente.

Non servono interventi spot servono interventi complessivi e coraggiosi che coinvolgano Onu, UNHCR, Unicef, UE, Cina, Ecowas, Comunità dell’africa orientale, onlus che da anni lavorano in Africa, come Medici senza Frontiere, Emergency, e tutti i soggetti coinvolti e che hanno il polso della situazione come il Vaticano o la Chiesa Valdese.

1)Istituzione di un cordone sanitario aereo, terrestre e marino al fine di evitare il commercio di armi e nel contempo avviare una campagna di disarmo;

2)campagna per l’estrazione dell’acqua dal sottosuolo, con costruzione di acquedotti, canali per l’irrigazione, strumenti per il recupero delle acque, strumenti per la bonifica e la depurazione delle acque di fiumi e laghi, installazione diffusa di macchinari per la desalinizzazione delle acque;

3)creare presupposti per lo sviluppo, non dando fondi che poi vengono fatti sparire, ma costruendo acquedotti, capannoni, fornendo strumenti per la coltivazione, formando persone come agricoltori, operai, impiegati, funzionari e dirigenti, costruendo scuole, università, fornendo tecnologia. Creare singole zone in cui dividere il continente africano dove interventi guidati da gruppi di tre persone competenti appartenenti all’ONU dovranno giustificare tutte le spese e portare risultati.

Intanto si devono istituire canali umanitari per evitare tragedie che troppo spesso insanguinano il Mediterraneo, colpire duramente chi profitta di questa tratta degli esseri umani.

È un progetto dispendioso? Nell’arco di cinque anni può dare dei frutti notevoli.

Non vi sono solo coloro che arrivano, vi sono quelli che non partono, vi sono i bambini scheletrici che muoiono di fame, non ci si può pulire la coscienza solo accogliendo,

“Sembra sempre impossibile finché non viene realizzato” Nelson Mandela

“Cominciate col fare tutto ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile” Papa Francesco

Luca Lecardane

 

 

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