Le Nazioni Unite, cioè il mondo, ha riconosciuto Draghi come statista dell’anno. Noi abbiamo pensato di farne a meno, specie coloro che si ritengono superiori. D’altronde, come diceva Brecth, beati i popoli che non hanno bisogno di eroi. Temo però che da lunedì serviranno più i santi che gli eroi, perché gli scenari che ci si presentano sono preoccupanti e, da quanto visto finora, non sono per nulla rassicurato dalle proposte, le idee e le competenze di chi si candida a governare il Paese.

Chiunque vincerà dovrà affrontare problemi di non facile soluzione, sotto l’aspetto economico, politico e sociale. L’eredità del Governo Draghi pesa come un macigno e richiederà degli sforzi sovrumani per non soccombere, venendo meno anche la sua credibilità personale. Alle nostre criticità endemiche si sommano fattori esterni fortemente negativi, con una guerra che può deflagare in un conflitto mondiale e andamenti climatici che tendono a deteriorare un ambiente al collasso.

I politici nostrani, quelli esclusi, almeno al momento, da alti riconoscimenti da assise internazionali, avanzano soluzioni miracolistiche che inevitabilmente si smaterializzano il giorno dopo le elezioni. Non avremo un altro Draghi, questo è certo, e sarà difficile superare le difficoltà in cui ci troviamo. Trovo improponibile un governo di unità nazionale e comunque non sarebbe semplice costituirlo. Di certo l’inasprimento della campagna elettorale, dai toni sempre più vicendevolmente denigratori non aiuta.

Un Parlamento a ranghi ridotti, come voluto dalla maggioranza uscente e un sistema elettorale che premia la coalizione vincente, rischiano di creare condizioni di incertezza e instabilità, in una situazione già oggettivamente difficile, sul piano dei rapporti internazionali e delle politiche di approvvigionamento energetico. In questo passaggio elettorale, come INSIEME non riusciremo più di tanto a incidere sul piano nazionale, privi della rappresentanza politica che avremmo gradito; ciononostante credo sarebbe un buon risultato riuscire a far breccia nel sistema maggioritario, con una buona affermazione di quel Terzo Polo che, pur lontano dalle nostre posizioni, si batte per un ritorno al sistema proporzionale.

Coalizzarsi contro o coalizzarsi per, replicando esperimenti fisici mai riusciti, come quello dei liquidi immiscibili, è un’operazione che ha in sé i germi patogeni di un’estenuante conflittualità. Stare insieme per necessità può servire a superare problemi contingenti, oltre i quali emerge l’insanabile incompatibilità, quella divaricazione di fondo che è premessa per sistematici e logoranti scontri. Non vedo alternative e sappiamo che non votare, favorisce chi può vincere, accrescendo il distacco dalle altre forze politiche. Le partite terminano quando l’arbitro fischia la fine e dobbiamo credere che i pronostici possono essere smentiti dai fatti: sempre che non si rinunci a giocare.

Adalberto Notarpietro

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