Erano passate poche ore dall’elezione e Papa Leone XIV era già iscritto nell’elenco degli ambientalisti del mondo. Al primo posto, naturalmente. Robert Francis Prevost prima di essere eletto Pontefice è intervenuto in molte occasioni sul cambiamento climatico, esprimendo posizioni assai nette. Chi lo ha iscritto nell’apparente elenco lo sapeva. La  lunga missione in Perù lo ha messo davanti a spaventosi disastri naturali. Un Paese esposto ad alluvioni, tsunami e terremoti che hanno provocato danni umani e materiali. La Chiesa è sempre andata in aiuto delle popolazioni, condannando coloro che negavano, e negano tuttora, la crisi del clima. Da Papa non farà diversamente, è stato detto, prefigurando una sorta di duello con Donald Trump, il Presidente del suo Paese. Ma il Santo Padre non fa duelli, non sfida i capi di Stato. Agisce come capo della Chiesa, Pastore di una comunità millenaria che vuole il bene il Pianeta ed esercita il magistero nell’interesse di tutti. Anche dei negazionisti, per quei controsensi della storia.

“Rapporto di reciprocità”

A dieci anni dall’Enciclica “Laudato si’ ” di Papa Francesco Leone XIV ha le grande occasione di rilanciare i contenuti di quel documento storico. Lo scenario si è aggravato con la prevalenza in tante parti del mondo di politiche sempre più aggressive verso l’ambiente e lo sfruttamento delle risorse. Donald Trump è il campione di una visione profittatrice delle risorse naturali e di un ipercapitalismo che non vede l’aumento delle disuguaglianze come conseguenza anche del cambiamento climatico. É l’archetipo del leader senza scrupoli e per questa ragione Papa Leone XIV  ha il compito non facile di esortare non solo lui a prendersi cura del Pianeta. “ Passare dalle parole all’azione ”è stato il suo messaggio quando come presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina e Prefetto del Dicastero per i Vescovi è intervenuto a un dibattito proprio sulla “Laudato si’ ”. Egli pensa che la risposta alla sfida climatica deve basarsi sulla Dottrina sociale della Chiesa, fortemente da diffondere e come è stato per Papa Francesco. É questo un punto centrale nella battaglia per il clima. Ciascuno è libero di condividerlo, se si è credenti o meno. Tuttavia il dominio sulla natura di chi ha soldi e potere non deve essere “tirannico” ma deve affermarsi come “rapporto di reciprocità” con l’ambiente. Non schierarsi è manifesta debolezza, sostegno a chi distrugge. Allo stesso tempo bisogna stare lontani dall’ambientalismo ideologico. La questione ambientale e climatica si aggrava e il magistero di Leone XIV si proietta su zone  ricche e, ancora di più, sulle aree povere del mondo. La Chiesa ha l’autorità per segnare punti a favore della sostenibilità, indicare un pellegrinaggio universale per salvare il salvabile da mani infangate. Che non incontreranno quelle del nuovo Papa.

Nunzio Ingiusto

Pubblicato su www.tuttieuropaventitrenta.eu

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