Massimo Brundisini ci ha inviato un commento critico sul recente articolo sulle incognite della politica americana di Giuseppe Sacco(CLICCA QUI) una delle firme più importanti di Politica Insieme. 

L’articolo di Sacco è, invece, pienamente condiviso da questo foglio online che resta negativo nei confronti dell’attuale Presidente degli Stati Uniti. Noi non troviamo alcunché di positivo, infatti, nelle sue scelte nella politica interna americana, a proposito della quale numerose ed autorevoli voci pongono il tema di un tentativo di sovvertire la Costituzione, e in quelle sul piano internazionale. Registriamo semmai una tendenza a mischiare gli interessi personali con quelli pubblici, a disattendere i principi, e i metodi, del Diritto internazionale, come confermato dal bombardamento unilaterale dell’Iran, stato sovrano, e senza un voto delle Nazioni Unite. Neppure ci sfugge il pieno sostegno americano alle stragi in atto contro i palestinesi. 

Non parliamo poi dei dazi e dell’impegno per continuare a fare evadere le tasse alle multinazionali americane in Europa e all’azione di vero e proprio ricatto messo in piedi sistematicamente soprattutto contro i paesi più deboli.

Il tutto per far pagare al resto del mondo, anche attraverso la svalutazione del dollaro, l’enorme debito pubblico USA destinato a crescere per la folle politica di riarmo avviata da Trump. 

Premio Nobel per la Pace, dunque? Già fu sbagliato darlo preventivamente  ad Obama. Adesso, il conferirlo a Trump significherebbe il non intendere bene cosa sia la vera Pace che non è solo mancanza di guerra e che non riguarda solo l’ambito militare.

Comunque, in questo mondo in cui tutti i valori sono disattesi e distorti, a partire da Trump, tutto è possibile. Al punto che ci tocca sostenere con il generale Vannacci, ma con motivazioni del tutto opposte, che siamo finiti nel “mondo al contrario”. Trump non ne è certamente la causa, ma ne rappresenta il fenomeno più alto ed evidente.

Dispiace che tante persone intelligenti, tra cui il caro amico Brundisini, non se ne rendano conto. 

Giancarlo Infante 

Ho letto con attenzione l’articolo su Trump e le incognite americane di Giuseppe Sacco, sicuramente un veterano delle analisi geopolitiche.

Traspare immediatamente una palese insofferenza verso la figura, peraltro molto controversa, di Donald Trump. Devo però, per amor di pluralismo, proporre una lettura diversa da quella di Sacco dell’intervento del Presidente USA in Iran.

Premetto che ritengo l’aspirazione di Trump al Premio Nobel per la Pace una sua legittima ambizione, senz’altro positiva, pur se conseguente al suo esibito narcisismo. Secondo alcuni commentatori, e anche secondo me, le cose sono andate diversamente da quanto ipotizzato da Sacco.

Secondo questa lettura alternativa, il fatto di aver ordinato l’attacco con i B2 pochissimo tempo dopo aver dichiarato che avrebbe aspettato due settimane per la decisione, è derivato dal fatto che Israele veniva colpito pesantemente dai missili iraniani.

Subito dopo i due irriducibili contendenti hanno accettato la tregua, si potrebbe dire senza frapporre indugio. Secondo questa lettura alternativa Trump ha di fatto salvato loro la faccia, verosimilmente dopo consultazioni con Mosca e Pechino: la mossa ha di fatto impedito che venisse chiuso lo Stretto di Hormuz, linea di approvvigionamento vitale per la Cina e per tutto il Pianeta. Verosimilmente gli iraniani erano stati avvertiti dell’attacco, e per ricambiare hanno avvertito preventivamente gli USA del lancio di missili sulle loro basi: uno scambio di cortesie che ha dell’incredibile, un “gentlemen’s agreement” da manuale, una bella novità nell’ambito delle relazioni internazionali.

Allargando lo sguardo su altri scenari, si deve riconoscere l’efficacia dell’intervento di Trump nelle pericolosissime scaramucce tra India e Pakistan. E chiaramente non si può dimenticare l’Ucraina, una guerra a suo dire stupida che lui non avrebbe mai iniziato, dichiarazione illuminante da vero candidato al Nobel, a questo punto molto più credibile del suo omologo già premiato Obama, iniziatore di non poche guerre.

Ci sono molte difficoltà: comunque i due contendenti irriducibili si sono seduti al tavolo negoziale e stanno per farlo nuovamente, lo scambio di prigionieri è un primo timido segnale di aperture. La guerra scatenata dall’espansionismo incontrollato, ingiustificato e arrogante della Nato, come ormai riconosciuto da molti, è mantenuta in vita dalla miopia e inconsistenza della classe dirigente europea. Prosperavamo grazie al gas russo, ora siamo in stagnazione.

Avevamo seguito servilmente gli USA nella prima fase, e non si capisce perché non lo abbiamo fatto adesso: solo paura di perdere la faccia? Su di loro tutti ricade la colpa per ogni giovane vita spezzata al fronte e per la persistente devastazione dell’Ucraina.

Non so se è stata una mano divina a deviare il proiettile per Trump, ma sicuramente una mano provvidenziale: ed ora è anche più chiaro chi può aver armato quella mano.

Un flash sui dazi: Cina, UK e altri hanno accettato nuove condizioni, segno che la richiesta americana era plausibile. in un determinato contesto lo è anche quella del 5% del PIL per la Nato, pur se da me assolutamente non condivisa.

Massimo Brundisini 

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