L’avvento del governo Draghi merita qualche riflessione sul passato di questo Governo, cioè su quello che ha portato al suo avvento, sul presente della sua azione e sul futuro che ne potrà nascere.
Il passato. E’ abbastanza chiaro che questo governo nasce da una crisi non tanto della politica in senso generale ma del sistema dei partiti esistente. Una crisi che si è manifestata nella incapacità del sistema dei partiti di assicurare una maggioranza parlamentare solida per far fronte alla grande sfida della risposta nazionale ed europea alla pandemia attraverso il Next Generation EU (NGEU). Non c’è bisogno di entrare nei dettagli, basta ricordare da una parte l’affannosa ricerca di frammenti parlamentari (i “responsabili”, gli “europeisti”…), dall’altra i conti non ancora fatti dalla destra politica con la questione europea.
Il governo Draghi è dopo il governo Ciampi del 1993 e il governo Monti del 2011 il terzo governo affidato a un esponente di grande statura di quella classe di grands commis pubblici che l’Italia è ancora in grado di produrre. Con tutte le differenze del caso, tutti e tre questi governi entrano in scena nel momento in cui una grave crisi investe il Paese. In tutti e tre i casi, il sistema dei partiti mostra di non essere in grado di andare al di là del normale cabotaggio e di fare scelte coraggiose.
Sia consentito di ricordare per inciso che un simile fallimento non era successo negli anni ’70 al tempo della grande crisi del terrorismo. Il sistema dei partiti, allora imperniato sulla Democrazia Cristiana, aveva trovato in sé la forza di rispondere ad una sfida gravissima. Non così i sistemi dei partiti venuti dopo (tema serio di meditazione sulla storia politica del nostro paese).
Questi governi “tecnici” ai quali seppure in forme diverse si accodano gran parte dei partiti (ma senza assumersi in proprio le responsabilità) sono chiamati a prendere decisioni spesso dolorose e che rompono le inerzie pregresse nell’affrontare nodi cruciali della società italiana.
Il presente. Oggi il governo Draghi si trova davanti a scelte molto serie e in passato sempre rinviate in materia di trasformazione del mercato del lavoro, di rilancio dell’economia e di innovazione digitale, di riduzione del gap infrastrutturale del paese, di riforma della giustizia, tanto per ricordare i temi più importanti. E gioca la sua autorevolezza su un solido avvio del Piano Nazionale di Ricostruzione e Resilienza (PNRR) che il lancio europeo del NGEU oggi richiede.
La storia del nuovo Presidente del Consiglio soprattutto come Presidente della Banca Centrale Europea, le sue qualità personali e l’impostazione data al centro più operativo del Governo (e non facciamoci distrarre dal balletto dei sottosegretari che questo conta poco) danno forti garanzie che questo Governo nelle politiche sistemiche senza avere la bacchetta magica opererà utilmente per il Paese (certo meglio di altre alternative sfiorate durante questa crisi). Credo che Insieme, come ha detto fin dall’inizio, possa dare, pur nel suo piccolo, un pieno sostegno alle grandi linee programmatiche di Draghi. Questo non vuol dire però che da Insieme non possano arrivare suggestioni e sollecitazioni perché nel quadro sistemico si tenga adeguatamente conto delle problematiche che la nostra sensibilità ai problemi e alle sofferenze delle persone concrete ci ispira su temi della scuola, della famiglia, dei problemi dei giovani, delle aree meno privilegiate del nostro territorio, della salute. Starà alla nostra capacità progettuale di affinare e rendere pubbliche le proposte in questi campi.
Dunque Insieme … a Draghi nel sostegno e con le proposte.
Il futuro. Non sappiamo quanto durerà e come finirà il governo Draghi, ma come tutti i governi tecnici il suo orizzonte temporale è necessariamente abbastanza breve e poi le elezioni riapriranno la strada alla normalità della politica dei partiti. Sì ma con quali caratteristiche? Di nuovo ci aiutano le esperienze passate. Dopo i precedenti governi tecnici il sistema dei partiti ha evidenziato cambiamenti importanti sia nell’offerta politica con il declino di vecchi partiti e l’ascesa di nuovi (l’apparizione di Forza Italia di Berlusconi dopo il governo Ciampi e le elezioni del 1994; l’emergere del Movimento 5 Stelle dopo il governo Monti e le elezioni del 2013 e della Lega di Salvini dopo le elezioni del 2013) che nella la struttura della competizione.
Succederà qualcosa di simile dopo il governo Draghi? Non lo possiamo dire con precisione, ma è piuttosto probabile. Anche in questi giorni vediamo tutte le difficoltà interne e di proposta politica delle forze politiche esistenti. Oggi sembra che tutti si addensino al centro (i 5Stelle diventati moderati e liberali, la Lega di Salvini europeista!) e che quindi tutto lo spazio politico sia ormai occupato dai vecchi partiti. In realtà questo addensamento (in tempi di Covid da evitare!) sembra piuttosto una marmellata di convenienza nella quale si stenta a cogliere la qualità e l’originalità delle proposte politiche. Si apre allora un importante spazio di opportunità per una forza politica che abbia caratteri di novità nei contenuti e nello stile di fare politica.
Riuscirà Insieme a cogliere questa opportunità e a contribuire alla ristrutturazione del sistema dei partiti del dopo-Draghi? La sfida è impegnativa e la sua riuscita esige alcune condizioni. Sviluppare la nostra capacità di stare “addosso” ai problemi della gente concreta (le madri che lavorano; le famiglie che non trovano il coraggio di avere un figlio; gli studenti che non hanno il sostegno della famiglia nel loro sforzo di apprendimento; i giovani che non trovano lavoro; gli imprenditori che sono oppressi da una burocrazia inefficiente; i lavoratori che sono sfruttati e non rispettati nella loro dignità, i cittadini costretti a vivere in un ambiente malsano e inquinato…..) e dare risposte non illusive e consolatorie. Dare spazio al nostro interno a una discussione politica intensa ma capace di trovare una solida convergenza programmatica. Animare una vivace presenza nel territorio. Reclutare persone oneste e capaci per affrontare le tornate elettorali.
Se sapremo fare bene queste cose allora Insieme sarà pronta per il dopo Draghi.
Maurizio Cotta