Il 18 gennaio 1919 don Luigi Sturzo con altri esponenti del mondo cattolico lanciò l’appello “A tutti gli uomini liberi e forti”, con il quale nacque il Partito Popolare Italiano, il primo partito di massa di cattolici, su una chiara e articolata piattaforma programmatica.

La nascita del nuovo partito fu salutata da Antonio Gramsci come ”il fatto storico più grande dopo il Risorgimento” e poi da Federico Chabod come “l’avvenimento più notevole della storia italiana del XX secolo”. La prima teorizzazione di quello che sarà il futuro Partito Popolare Italiano si ha con il discorso di Sturzo “I problemi della vita nazionale dei cattolici”, pronunciato a Caltagirone nel dicembre 1905. Esso segna uno spartiacque tra la vecchia posizione dei cattolici militanti nell’Opera dei Congressi, e la nuova fase storica, che prelude alla formazione di un partito laico, democratico e costituzionale d’ispirazione cristiana.

Un ruolo fondamentale nella maturazione del partito ipotizzato da Sturzo ebbe la sua esperienza amministrativa e il suo costante riferimento ai problemi sociali del Meridione. La sua militanza nell’Azione Cattolica, il suo impegno sociale nella società civile a fianco degli operai, dei contadini, degli artigiani, degli studenti, del piccolo ceto medio lo portò a riconoscere il carattere autonomo, sul piano culturale e politico di una diffusa rete di organizzazioni cattoliche (cooperative, casse rurali, circoli, associazioni professionali) sia rispetto ad altre organizzazioni operanti in campo politico sia rispetto all’organizzazione ecclesiastica in quanto tale.

Sturzo voleva un partito “laico” di chiara ispirazione cristiana, indipendente e autonomo dalla gerarchia ecclesiastica senza alcuna connotazione confessionale, indipendente dall’Azione Cattolica, secondo la tradizione guelfa del cattolicesimo intransigente dal quale prese il simbolo dello scudo crociato. Nel suo programma e nel suo nome si proponeva di evitare ogni confusione che potesse comunque vincolare le responsabilità della Santa Sede.

Nell’appello del 1919 era scritto: ”Ci presentiamo nella vita politica con la nostra bandiera morale e sociale che derivano dalla civiltà cristiana come informatrice della coscienza privata e pubblica”. Nel fondare il suo partito don Sturzo disse: “E’ superfluo dire perché non ci siamo chiamati “partito cattolico”: i due termini sono antitetici; il cattolicesimo è religione, è universalità; il partito è politica, è divisione. Fin dall’inizio abbiamo escluso che la nostra insegna politica fosse la religione, e abbiamo voluto chiaramente metterci sul terreno specifico di un partito, che ha per oggetto diretto la vita pubblica della nazione”.

Il Partito Popolare Italiano si caratterizzava per una chiara e articolata piattaforma programmatica che comprendeva la promozione della famiglia, il primato dell’educazione e la libertà d’insegnamento; una legislazione sociale e difesa del diritto del lavoro; la promozione delle autonomie locali; il meridionalismo, la rappresentanza proporzionale, il voto femminile; l’impegno per la pace.

Nell’appello a proposito della politica internazionale si affermava : “Sosteniamo il programma politico morale, patrimonio delle genti cristiane, ricordato prima da parola augusta e oggi propugnato da Wilson come elemento fondamentale del futuro assetto mondiale, e rigettiamo gli imperialismi che creano i popoli dominatori e maturano le violente riscosse: perciò domandiamo che la Società delle Nazioni riconosca le giuste aspirazioni nazionali, affretti l’avvento del disarmo universale, abolisca il segreto dei trattati, attui la libertà dei mari, propugni nei rapporti internazionali la legislazione sociale, la uguaglianza del lavoro, la libertà religiosa contro ogni oppressione di setta, abbia la forza delle sanzioni e dei mezzi per la tutela dei diritti dei popoli contro le tendenze sopraffattrici dei forti”.

È passato più di un secolo da quando Sturzo enunciava le sue teorie sulla fine del diritto di guerra e sulla necessità di una comunità internazionale eppure, come dimostrano i fatti sullo scenario mondiale di questi ultimi tempi, esse rimangono ancora estremamente attuali in questo momento drammatico di fronte alla “guerra mondiale a pezzi”, evocata da papa Francesco.

Il tanto sperato ripudio dell’istituto della guerra da parte dell’umanità e il disarmo universale sembrano ancora lontani, e l’insegnamento del sacerdote di Caltagirone, fondato su un maggiore senso della morale nelle decisioni politiche, un maggiore coraggio nelle scelte dei governi e una maggiore volontà di costruire un sistema nuovo di convivenza dei popoli, non manca di affascinare.

Mons Michele Pennisi
Presidente della Fondazione Luigi Sturzo Caltagirone

About Author