Il 19 giugno nella sede del Parlamento di Strasburgo si è svolta la sessione inaugurale plenaria della Conferenza sui futuro dell’Europa. Una iniziativa di avvio si era svolta nella stessa sede il 9 maggio, cosiddetta festa dell’Europa e precisamente anniversario della Dichiarazione Schuman (del quale prosegue il processo di canonizzazione). La prossima sessione plenaria sarà ad ottobre. La Conferenza proseguirà per concludersi nel 2022.
Una piattaforma digitale multilingue raccoglie i contributi. La piattaforma “è aperta direttamente a cittadini, società civile, parti sociali e altre parti interessate, nonché altre autorità pubbliche…. a condizione che sottoscrivano e rispettino la Carta della Conferenza”. Soggetti diversi possono assumere l’iniziativa di ulteriori eventi. È possibile proporre temi aggiuntivi oltre a quelli già previsti dagli organizzatori, che sono: Cambiamento climatico e ambiente; Salute; Un’economia più forte, giustizia sociale e occupazione; L’UE nel mondo; Valori e diritti, Stato di diritto, sicurezza; Trasformazione digitale; Democrazia europea; Migrazione; Istruzione, cultura, gioventù e sport; Altre idee (come già accennato sopra). Non aggiungo altro tra le informazioni di base, che presumo in questi giorni si trovino sui media e che possono essere cercate, insieme alle istruzione su come partecipare, sul sito ufficiale della Conferenza ( CLICCA QUI ).
La Conferenza sui futuro dell’Europa non vive su aspettative clamorose. Non è affatto scontato che porti a un perfezionamento dei Trattati, o almeno alcuni lo vorrebbero e alcuni lo escludono. Sul tavolo i problemi noti: dare iniziativa legislativa al Parlamento europeo, mettere a un regime di voto a maggioranza decisioni che oggi esigono l’unanimità, e altre evoluzioni istituzionali. Per alcuni ci sono dei freni alla integrazione europea da rimuovere, per altri quei freni sono ciò che li garantiscono. Anche la democrazia europea dovrebbe espandersi: innovazioni come – ad esempio – l’elezione di una quota di europarlamentari in un collegio europeo o la elezione diretta del presidente della Commissione aiuterebbero gli elettori dei vari paesi a capire meglio le dinamiche politiche sulla scena europea. Oggi appartenenze e acronimi dei gruppi parlamentari europei restano piuttosto estranei.
Del resto oggi l’Unione è in bilico anche su altri aspetti. Per alcuni i passi avanti verso impegni di sviluppo sostenuti con oneri comuni sono l’avvio di un cammino da proseguire. Per altri da questi passi, compiuti eccezionalmente, sotto l’impulso straordinario della crisi pandemica ed economica, occorre tornare indietro alla ordinarie regole di stabilità preesistenti. Senza approfondire qui, a una stabilità anti sviluppo non si potrà tornare.
Ma la Conferenza è comunque un test. C’è in Europa una società civile capace di incalzare la politica e di darle quel coraggio che in passato le classi dirigenti hanno avuto e che oggi sembra scarseggiare?
Di questa società lungimirante, coraggiosa e costruttiva tutti siamo chiamati a fare parte.
Comunque l’Unione di domani non sarà quella di ieri, ma quale sarà dobbiamo ancora deciderlo.
Dunque la Conferenza è una occasione da utilizzare al meglio per orientare gli sviluppi e per passare da schermaglie di rimessa (assai diffuse nella politica domestica) a proposte che mettano in campo nuovi obiettivi e volontà adeguate.
Tutti i posti di bassa classifica che ci trasciniamo appresso, nella dinamica della produttività, nella partecipazione e negli esiti dell’istruzione (messi male nell’evasione dell’obbligo, nell’abbandono scolastico, nei Neet, nella percentuale dei laureati… ), i posti di coda anche nella digitalizzazione, devono motivarci a uno scatto di recupero.
Su grandi questioni, come la salute, le migrazioni, la politica estera, l’urgenza di un coordinamento più stringente e tempestivo e di azioni unitarie tempestive ed efficaci, diventa di momento in momento più pressante.
Ci sono questioni sulle quali gli Stati membri non hanno sovranità effettive ed esercitabili. Non si tratta di cedere sovranità. Si tratta di creare insieme una sovranità che faccia contare di più gli Stati attraverso l’Unione.
La posizione di Insieme sulla Unione Europea c’è, ma oltre ad aggiornarla come occorre fare continuamente, occorre pure farne un messaggio popolare, una piattaforma di iniziative frequenti, renderla più compiutamente una posizione politica distintiva. La conferenza sui futuro dell’Europa non sarà forse risolutiva, ma per chiunque sia sinceramente a favore di una Europa che avanza (nella integrazione, nello sviluppo, nella coesione e fraternità dei suoi popoli, nel ruolo internazionale…) è un’occasione da cogliere appieno.
Vincenzo Mannino

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