Siamo al giro di boa della legislatura ed inizia, dunque, la fase discendente verso la consultazione politica del 2027.
Il tempo accelera il suo corso e non ne resta molto per dare corpo ad un disegno che sia diretto a riscattare il Paese dal governo delle destre e dalla loro pretesa di una più vasta egemonia. Senonché, non si può battere la destra ed attestare il Paese nel solco sicuro dei valori di democrazia, di libertà, di eguaglianza, giustizia e solidarietà che la Costituzione esige senza un progetto alternativo. Cioè senza un modo di interpretare ed intendere il tempo nuovo in cui ci stiamo inoltrando che ne sappia assumere, ne garantisca, ne promuova il “valore umano” che viene messo in gioco in questa fase di imponente trasformazione in ogni campo. Secondo quel riferimento ad una “società” del valore umano” di cui dice Aldo Moro fin dai suoi scritti giovanili.
L’astensionismo imponente di cui soffriamo, mostra una passione civile che si sta via via spegnendo, la rassegnata assuefazione a lasciar perdere la fatica di una personale presa di posizione che sembra, in ogni caso, inefficace e vuota a fronte di un discorso pubblico che, smarrita l’ elasticità creativa della dialettica, si è ossificato
in una contrapposizione pregiudiziale tra destra e sinistra che non da’ speranza di un futuro attendibile.
E’ necessario che le forze che non intendono piegarsi ad una involuzione civile che trascini l’Italia nel grembo dell’ “internazionale” nazional-sovranista cui Giorgia Meloni ha recentemente reso omaggio a New York, misurino il proprio passo sul crinale di un rinnovato “patriottismo costituzionale”. Tradotto sul piano della più immediata iniziativa politica, questo significa costruire una “coalizione liberal-democratica, popolare e sociale” che abbia, tra le altre cose, la capacità di raccordare il nostro equilibrio politico ed istituzionale al quadro europeo, evitando di persistere nella dissintonia cui abbiamo assistito nei giorni scorsi.
E’ necessario che ogni forza sia generosa e sappia far proprio un limite che adatti la particolarità di ciascuno al disegno comune. Sul piano pratico, basterebbe prendere in mano la Carta Costituzionale e, articolo per articolo, leggerla traguardando le sfide epocali cui dobbiamo rispondere.
La nostra Costituzione – nella misura in cui riconosce quale sua ultima, più profonda radice la dignità originaria, incondizionata, irriducibile della persona come antecedente ogni forma di statualità – parla tuttora al futuro. La globalizzazione e le reazioni difensive di stampo nazional-populista che ne conseguono, l’incessante sviluppo scientifico e l’ universale pervasività della tecnica, la dignità ferita dei migranti, l’ esplosione esponenziale della comunicazione, la crisi ambientale, la pace e la guerra, il nuovo ordine internazionale multipolare: si tratta di fenomeni che nella Costituzione repubblicana trovano chiavi di lettura e categorie interpretative in grado di orientare la nostra azione, diretta governare la complessità.
Purché la politica e la classe dirigente che la interpreta non si lasci prendere da una narcisistica ossessione di potere.
Domenico Galbiati