La crisi economica, resa ancora più acuta dall’esplodere della pandemia, ha provocato le analisi di esperti di diversi orientamenti e numerosi tentativi di arginarla da parte delle grandi istituzioni mondiali. Non deve quindi stupire se anche il Magistero sociale della Chiesa tenti di rispondere con sistematicità ai quesiti teorici e alle evidenze empiriche sollevate dal profondo sconvolgimento delle strutture e delle società mondiali.
È questa la situazione problematica nella quale s’inserisce la X edizione del Festival di Dottrina sociale della Chiesa, quest’anno necessariamente in modalità a distanza, e intitolata significativamente: “Memoria del futuro”. Dibattiti, tavole rotonde, presentazioni di libri interesseranno le migliaia di partecipanti che si sono dati appuntamento dal 26 al 29 novembre.
Nella cornice degli eventi del Festival, vorremmo presentare il seminario dedicato al tema “Ecologia integrale, sviluppo economico e democrazia. Il problema dell’emergere di nuovi paradigmi” che si terrà il 27 novembre. La giornata di studio sarà articolata in due sessioni. Una prima mattutina dedicata al tema: “Il progresso scientifico e le sfide all’uomo contemporaneo” e una pomeridiana, nella quale i relatori rifletteranno su “L’economia, la politica, il diritto dopo l’emergenza coronavirus: il contributo della Dottrina sociale della Chiesa”.
Tale incontro rappresenta un passo verso la 49° Settimana Sociale che si terrà a Taranto dal 21 al 24 ottobre del 2021, intitolata: “Il pianeta che speriamo”. Il seminario intende riunire studiosi che si interrogheranno, con metodo
interdisciplinare, su quali siano le ragioni che hanno portato all’emergere degli attuali paradigmi economici e politici e quale impatto essi hanno sull’ecologia umana integrale e non meramente ambientale.
La critica al paradigma dominante rappresenta uno degli assi portanti dell’enciclica di Papa Francesco: Laudato si’.
Ebbene, la critica dovrebbe essere una costante di qualsiasi scienziato degno di questo nome. Il lavoro dello scienziato non può ridursi alla ricerca delle soluzioni teoriche che giustificano le teorie consolidate. Al contrario, lo scienziato è colui che pone le domande scomode, quelle capaci di tenere sotto continuo assedio qualunque teoria.
Di qui l’esigenza di avviare dibattiti onesti che affrontino criticamente le questioni aperte dei nostri tempi. Per questa ragione, con spirito di umiltà, ma con la tenacia del riformatore, che poi altro non sono che i sentimenti morali che dovrebbero muovere gli uomini di scienza, il seminario è un’occasione per mettersi in discussione e dialogare in maniera franca, senza pregiudizi né preconcetti, alla ricerca prudenziale di soluzioni sempre più conformi alla dignità della persona.
È a questo livello della riflessione che assume particolare importanza la considerazione sulla responsabilità della politica internazionale e locale. Si tratta di un punto decisamente delicato, in quanto ci interroga sul ruolo della politica in ambito economico e sul difficile equilibrio tra uomo-risorse-economia, sintetizzabile nell’espressione “ecologia umana integrale”. Piuttosto che l’orientamento ( target- oriented ) delle attività economiche, spetterebbe alla politica assicurare, con metodo democratico ovvero inclusivo-competitivo, il funzionamento delle istituzioni (
rule oriented ) che tutelino e promuovano le condizioni in forza delle quali gli operatori potranno assumere responsabilmente quelle decisioni che migliorano le esistenze del maggior numero possibile di persone, a partire da coloro che sono più svantaggiate. In tal senso, la politica si risolve nella capacità di dar vita ad istituzioni che sappiano rispondere ai problemi dell’umana contingenza, offrendo gli strumenti che consentano di giungere lì dove i singoli direttamente non riescono ad arrivare, nel rispetto dei principi di poliarchia e di sussidiarietà verticale ed orizzontale.
Flavio Felice
Pubblicato su Il Sole 24 Ore