Il Ministro Luca Ciriani l’ha buttata lì al Foglio: cominciamo a pensare di togliere la Fiamma dal simbolo di Fratelli d’Italia. Come tutti i simboli, questo è il pensiero del Ministro Fratello d’Italia, va considerato storicizzandone il significato e, quindi, come tutte le cose umane possono cambiare.
Non tutti, però, nel suo partito sono d’accordo e i commenti sono andati dalla netta contrarietà all’ironia del Presidente del Senato, Ignazio La Russa.
Sempre, al momento del dunque, la crescita di una forza politica, o di un movimento, finisce per fare emergere almeno due anime. In particolare, quando è difficile restare sempre forza di governo e di opposizione e nel momento in cui va oltrepassata la porta stretta oltre la quale la nostalgia ideologica fa i conti con la complessità delle cose. A maggior ragione come, in questo caso, se si va a governare in un Paese nato sull’antifascismo e l’inevitabile chiusura alla destra tanto carica di pregresse e sanguinose responsabilità storiche.
Il cammino umano è ricco di esempi della nascita di due anime a mano a mano che le organizzazioni crescono. Solo per restare ad alcuni esempi, ciò è valso per Mao Zedong il cui contraltare pragmatico era Ciu en Lai. Prima ancora, nel Pci italiano: si racconta che, una volta giunto da Mosca in Italia, e in doppio petto, Palmiro Togliatti, già prima della Svolta di Salerno, così si sia rivolto a Longo e a Secchia che gli si presentarono vestiti da partigiani:”cambiatevi perché la guerra è finita”. E i tre sapevano benissimo che non si trattava di un problema di abbigliamento. Ma sarebbero ad iosa gli aneddoti al riguardo. Tutti che stanno a raccontarci le diverse reazioni con cui si reagisce al futuro. Vale nel nostro piccolo umano e quotidiano, e vale anche per la politica.
Probabilmente, viste le reazioni nel partito di Giorgia Meloni, non se ne farà ancora niente per un po’ di tempo, tanto è l’afflato nostalgico e quella voglia di “rivincita” che sembra trasudare, e parecchio, tra quelli che si sono sentiti “underdog” per decenni. Forse aiutati anche da una certa tendenza alla dimenticanza, visti i tanti anni passati sulle poltrone dei governo Berlusconi. Ma oggi sono loro che guidano le danze di un’alleanza sempre più destra destra che, però, è stata costretta a misurarsi con una realtà difficile da accomodare.
Chi vuole fare i conti con il futuro parla della necessità di creare un partito conservatore sulla base della consapevolezza che il mondo è cambiato e che continuerà a cambiare. Ed è proprio questo il vero punto su cui molti Fratelli d’Italia continuano, invece, a guardare al passato.
Inevitabile ricorrere alla terminologia e, così, l’ha fatto anche il Ministro Lollobrigida. Ci si attacca al “conservatorismo” guardando a quell’aplomb che una certa politica nord europea si è sempre data e che, talvolta, ha fatto confondere in chi li guardava la postura con la sostanza.
Il termine “conservatore” ha sicuramente tante valenze, come gran parte delle definizioni che sciorinano solitamente i politici. E a quello si fermano.
Il problema dell’oggi, a maggior ragione del domani, sta proprio nella capacità di sintonizzati con le grandi tendenze che muovono il mondo, senza provare a ridurre tutto a vuoti esercizi lessicali.
In questi due anni, fiamma o non fiamma, ci siamo impoveriti ancora di più sotto tanti profili. E, quindi, è bene che anche a destra si rifletta sul futuro, ma senza restare in una logica antica che non risolve i problemi del Lavoro, dell’educazione e dell’innovazione. E questo, ovviamente, vale anche a sinistra.