Più è fallimentare la sua politica e più Donald Trump mette in movimento la “macchina del fumo”. Un congegno quasi sempre gestito all’insegna della violenza dell’eloquio e dei colpi bassi. Come quelli in corso tra il Presidente e l’ex suo più decisionista alleato, quell’Elon Musk che non solo abbandona Trump, ma che, addirittura, rischia di farlo già diventare una “lame duck – anatra zoppa”, espressione riferita ai politici, in particolare ai Presidenti americani, che hanno perso la loro presa politica.

E non ci si dovrebbe meravigliare se accadesse, e repentinamente. Solo per un voto, infatti, il Bilancio federale statunitense, con un ulteriore allargamento del debito pubblico, è passato alla Camera dei rappresentanti. Un rischio ancora maggiore pare presentarsi addirittura al Senato dove scricchiola quella maggioranza repubblicana che sulla carta avrebbe dovuto essere più solida. Sarà interessante vedere se in quella occasione Musk non desse vita al partito indipendente di cui ha vagheggiato la nascita.

Trump ha dilapidato in solo quattro mesi il grande successo che lo aveva visto trionfalmente tornare alla Casa Bianca. Sta perdendo per strada importanti alleati, dentro e fuori il suo partito E, allora, è costretto più che mai ad attaccarsi al populismo anti immigrati. Unica  carta che, al momento, gli resta in mano visto come non è riuscito a concludere molto sulla guerra in Ucraina e che la sua altalenante politica sui dazi si sta rivelando un danno per gli stessi americani.

Il suo ultimo ordine presidenziale vieta, o limita fortemente, l’ingresso indiscriminato ai cittadini di una ventina di paesi. Come se non esistesse il complesso meccanismo amministrativo che, da sempre, regola la procedura del rilascio dei visti. Che noi sappiamo essere ben consolidato negli Usa, e non solo. Con un consistente carico d’ipocrisia, visto che Trump cancella poco più di 300 visti concessi ogni anno a cittadini del Ciad e dimentica i 40.000 della Colombia. Scelte “misteriose” che restano imperscrutabili se non nell’ottica meramente di una scelta politica e di interessi di breve respiro.

La politica giocata esclusivamente sulla propaganda gestita a colpi d’accetta non gli fa restare in mano che l’immigrazione che, alla fine, sembra essere l’unico argomento cui si attaccano le destre di tutto il mondo. Fino a sfasciare i pochi governi in cui sono riusciti ad infilarsi, com’è nel recente caso dell’Olanda dove i sovranisti estremisti hanno appena messo in crisi l’esecutivo di cui faceva parte proprio sulla base di una già rigida impostazione anti immigrati. Così nasce pure una competizione a chi è più di destra.

Cose che sperimentiamo bene anche noi, di questi tempi con la propaganda alla continua ricerca dei temi ad effetto utili a distrarre dai veri problemi del Paese e da quelli del resto del mondo. Dunque, scopriamo il tema della sicurezza, ma non per ciò che interessa realmente la maggioranza dei cittadini. Sembra più, come rivela il recentissimo Decreto varato, che il problema sia quello di impedire le proteste contro tante decisioni prese, ad esempio in materia di infrastrutture, senza tenere in alcuna considerazione la voce dei territori. Ed altro che ci fa vedere un potenziale attacco ad una parte dei diritti all’espressione di opinione, anche quando questa è non violenta.

Tutto serve a far girare la “macchina del fumo”. Che riparte anche sulla questione del “terzo mandato” per i Presidenti delle regioni. Fratelli d’Italia rivede la propria posizione e dà il segnale di cedere a Salvini assillato dal timore di entrare suo malgrado in rotta di collisione con Zaia del Veneto e Fedriga del Friuli.

La sinistra, italiana e mondiale, ha le sue colpe, ma la destra un po’ dappertutto pensa di risolvere tutto a colpi di decisionismo, magari rimangiandosi solenni impegni assunti in precedenza. E, soprattutto, creando tanta cortina fumogena. Quanto potrà durare?

 

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