L’Italia ha votato all’Assemblea dell’Onu il documento a favore dell’Ucraina contro cui si sono espressi gli Stati Uniti. Ma ci sono troppi silenzi e un’assenza che pesa.  E pure dichiarazioni assordanti e conferme indirette. In un miscuglio del tutto inatteso fino al cambio dell’inquilino della Casa Bianca, la Meloni e i suoi di Fratelli d’Italia fanno intravedere come si siano messi al vento trumpiano finoa giungere a mollare Zelensky dopo i tanti “giuramenti di sangue” fatti in difesa dell’Ucraina. Quanto è lontana la dichiarazione del G7 a firma Giorgia Meloni del novembre scorso (CLICCA QUI).

Stavolta, in occasione del terzo anniversario dell’invasione russa, la nostra Presidente del consiglio non va a Kiev e concede solo uno striminzito collegamento da remoto ad un G7 reso complicato dall’intenzione americana di non menzionare l’aggressione russa. Il novembre dell’anno scorso, invece, Giorgia Meloni preparò il testo comune scrivendo “Riconosciamo anche l’impatto dell’aggressione della Russia sulle persone vulnerabili in tutto il mondo” e che “la Russia resta l’unico ostacolo ad una pace giusta e duratura. Il G7 conferma il proprio impegno a imporre gravi costi alla Russia attraverso sanzioni, controlli sulle esportazioni e altre misure efficaci”.

Mentre il resto dell’Europa è nella capitale dell’Ucraina, il suo silenzio e la sua assenza devono essere letti in coincidenza con il peana dei suoi di Fratelli d’Italia in auspicio di un accordo, in Germania, tra i cristiani democratici e i neonazisti della Afd. Dichiarazione del tutto irrealistica perché tutto congiura per la nascita di una Grosse Koalition dc-socialdemocratici. Quindi superflua. Ma utile a lanciare un messaggio: passiamo a favore di chi è putiniano.

Il fido Cirielli, viceministro  agli esteri, ha infatti detto: “Tra noi di FdI e Afd c’è contiguità sui temi, soprattutto tra gli elettori. E Trump gli fa sponda. Sbaglierebbe la Cdu ad escluderli”. Cambiato l’inquilino della Casa Bianca e dimenticata la presa di distanza dai neonazisti tedeschi, sostenuti dalla nuova Amministrazione statunitense anche per il loro sostegno a Putin. E questo, nonostante sia rimasta ferma sulle sue posizioni persino la Marine Le Pen che ha spinto il segretario del suo partito, Bardella, a non presentarsi all’assise dei conservatori americani.

Giorni fa abbiamo paventato la possibilità che l’Italia si trovi, prima o poi, a dover affrontare un vero e proprio “referendum” sulla qualità della partecipazione italiana all’Europa. La Meloni sembra fare di tutto per avvicinarne la data. E su tutto questo Tajani è reticente pensando di poter pattinare a lungo sulle uova, come fa la sua Presidente del consiglio.

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