A taluni, certe idee vengono di getto oppure nascono da una riflessione più elaborata ed accorta? Sono il frutto di una intuizione folgorante oppure il portato di ambienti ed interessi espressione di un “corporativismo” da quattro soldi?

La scorsa settimana il Senato ha definitivamente approvato la legge che eleva alla dignità di terapia – sia pure “complementare”, ci mancherebbe altro – la “moto terapia”, a beneficio, soprattutto, di piccoli pazienti oncologici. Una legge, pare, fortemente sostenuta dalla Lega, contrastata dalle opposizioni e sulla quale i senatori di Fratelli d’Italia, in gran parte, se non altro, hanno avuto il buon senso di astenersi.

Poi – se questo è il livello dell’attività legislativa delle Camere – uno si chiede perché molti non vanno più a votare e quelli che ci vanno ed hanno precedentemente sostenuto la Lega, prima di ripetere una tale performance, ci pensano su due volte e poi gli scappa da ridere….

Forse ci potrebbe stare una legge di principi e di indirizzi generali che metta ordine nel variegato campo delle cosiddette “terapie complementari”; chiarisca come sia eufemistico e piuttosto confusivo definirle, comunque, terapie; puntualizzi il loro statuto non prettamente scientifico – a meno di parlare a vanvera – e protegga, soprattutto le persone più fragili e sofferenti, dalle mene e dai raggiri di imbroglioni e furbastri.

Ad ogni modo, una certa classe politica – ed, in via generale, la politica come tale, secondo i differenti orientamenti culturali che vi concorrono – deve fare i conti con una cultura scientifica che ancora non riesce a mettere a fuoco.
In caso contrario, se per la “moto-terapia” ci vuole addirittura una legge, perfino il movimento dei “no-wax” potrebbe pretendere una dignità che non merita, per quanto sia una delle poche correnti di opinione che fanno da ponte tra i due schieramenti del nostro infelice sistema politico.

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