“”Insieme” sembra essere la parola magica che può aiutare le persone a comprendere che le risorse e le condizioni per vivere devono essere utilizzate e perseguite per tutti e con l’apporto corale dei vari attori sociali”. Traggo questa citazione dal volume “La forza della società” di Giovanni Quaglia e Michele Rosboch, con la prefazione di Giuseppe Guzzetti.
Gli stessi autori fanno seguire, a loro volta, un’ampia citazione tratta dal Documento preparatorio della XLV Settimana Sociale dei cattolici che, a Pisa ed a Pistoia, nel 2007, mise a tema: “Il bene comune oggi: un impegno che viene da lontano”. Argomento ripreso nel 2010 a Reggio Calabria.
“Il bene comune non va confuso né con il bene privato, né con il bene pubblico. Nel bene comune il vantaggio che ciascuno trae per il fatto di far parte di una certa comunità non può essere scisso dal vantaggio che altri pure ne traggono. Come a dire che l’interesse di ognuno si realizza insieme a quello degli altri, non già contro (come accade per il bene privato), né a prescindere dall’intervento degli altri (come accade per il bene pubblico).
In tal senso, “comune” è distinto da “proprio”, così’ come “pubblico” è distinto da “privato””. Così inteso, il concetto di “bene comune” rinvia immediatamente alla “persona”, al superamento del cappio soffocante dell’ individualismo.
Richiama solidarietà e giustizia sociale. Evoca il valore della sussidiarietà cosi come la definisce Benedetto XVI nell’ Enciclica “Caritas in veritate”: “Manifestazione particolare della carità e criterio guida per la collaborazione fraterna di credenti e non credenti è senz’altro il principio di sussidiarietà, come espressione dell’ inalienabile libertà umana. La sussidiarietà è prima di tutto un aiuto alla persona, attraverso l’autonomia dei corpi intermedi. Tale aiuto viene offerto quando la persona ed i soggetti sociali non riescono a fare da sé e implica sempre finalità emancipatrici, perché favorisce la libertà e la partecipazione in quanto assunzione di responsabilità.
La sussidiarietà rispetta la dignità della persona, nella quale vede un soggetto sempre capace di dare qualcosa agli altri”. Persona, bene comune, solidarietà e giustizia sociale, sussidiarieta’: cardini della Dottrina Sociale della Chiesa che trovano quella profonda consonanza con i principi fondamentali della nostra Carta Costituzionale che abbiamo da tempo indicato come asse portante del processo di trasformazione avanzato dal Manifesto di Politica Insieme.
Afferma, infatti, Paolo Grossi, già Presidente della Corte Costituzionale: “Nell’ art. 2 (della Costituzione) sono due le novità che fanno spicco. L’individuo si risolve in persona , ossia non è più considerato una monade.
Lo si è costretto a rinunciare alla sua insularità, perché lo si è percepito certamente autonomo, ma all’interno di un tessuto di relazioni con l’altro, con gli altri; all’egocentrismo è subentrata una ricchezza nuova fra i singoli cittadini, ed è la solidarietà, una dimensione ostica da digerire per lo stomaco degli individualisti sette-ottocenteschi.
La Repubblica, non soltanto lo Stato e cioè l’apparato italiano dei pubblici poteri, attua un riconoscimento che è altamente significativo. In primis è rivelatore il lessico scelto dai Costituenti: “La Repubblica riconosce”, il che significa che non si vuole né si crea alcunché, ma, praticando lo strumento umile e veritiero della conoscenza, si legge e si registra”. Insomma, è la persona il valore originario, quindi non riducibile ad altro, dunque incondizionato e cioè, nella dimensione laica dello Stato, tale da dar conto autonomamente di sé.
Talché si potrebbe dire che la Repubblica fondata sul lavoro, in qualche modo, implicitamente, rimanda ad una fondazione ultima che investe la persona, in quanto, come tale, nella sua più intima natura, trova nel lavoro il luogo in cui la sua costitutiva dimensione “relazionale” si afferma nel modo più compiuto, organico ed esplicito.
Non per il gusto di richiamare un’assonanza con il nome che abbiamo dato alla nostra associazione, ma questo saper “stare insieme” passa necessariamente anche dalla politica, cosi’ come la politica esige uno sforzo che sia fatto “insieme”.
E questo non rinvia alla “massa” o ad una collettività indistinta, ma ad una “comunità”, cioè ad un contesto di persone, ad un mondo di relazioni che creano “sinergia”, cosicché dalla somma di chi vi concorre emerge l’ eccedenza
di una identità comune, la coscienza di un popolo che si riconosce in una appartenenza ed in un destino condiviso.
Da qui deriva il ruolo inderogabile dei corpi intermedi e della loro funzione di “mediatore(che) è sempre esistita, ma è mutata nel tempo, ha avuto nomi, natura diversi…” come ricorda appunto Guzzetti nella prefazione al volume di cui sopra.
Affermando, altresì, che per quanto facciano “fatica a tenere il bandolo tra chi sta sopra e chi sta sotto”, sono irrinunciabili “i canali di confronto e di collegamento tra politica e società: associazioni di categoria, Chiesa, sindacati, cooperative, partiti, istituzioni caritative ed educative…”
Nel tempo nuovo in cui ci inoltreremo, sia pure una volta assorbito lo choc della pandemia, questo impianto che si riconosce e si incardina nella “comunita’”, ce la può fare a condizione che vi sia un ulteriore straordinario incremento di quella maturità civile di cui il popolo italiano ha pur dato prova in queste dure e lunghe settimane di “distanziamento sociale”.
A questo processo possiamo concorrere anche noi, con tutti gli amici che hanno sottoscritto il Manifesto, approntando quegli strumenti di partecipazione attiva al “discordo pubblico” ed alla vicenda democratica del Paese che trovano nella creazione di un nuovo soggetto politico di ispirazione cristiana un punto di riferimento importante.
E’, dunque, tempo che si avvii – sia pure ora per allora, cioè in vista del tempo “normalizzato” cui, forse ingenuamente, aspiriamo – un franco e schietto confronto interno a Politica Insieme e fra tutti coloro che hanno sottoscritto il Manifesto, in ordine a natura, forma ed impianto organizzativo del nuovo partito cui pensiamo.
Un tema su cui è urgente tornare, a più voci, secondo un concerto di opinioni che arricchiscano la creatività e la riflessione comune, nonché la determinazione ad incamminarci verso l’assemblea costitutiva, per la abbiamo preso impegno in occasione dell’ appuntamento romano dello scorso 30 novembre.
Domenico Galbiati