Crescono i dubbi che il mondo sia in grado di gestire l’enorme volume di rifiuti di plastica utilizzata a meno che non se ne riduca fortemente produzione ed utilizzazione.  E’ quanto emerge dai colloqui organizzati dalle Nazioni Unite a Busan, Corea del Sud, per giungere alla definizione di quello che sarebbe il primo trattato mondiale in materia.

Le due principali nazioni in prima fila per definire un accordo mondiale che serva al controllo di tutta la filiera della plastica non potrebbero essere più diverse: Ruanda Norvegia. Vogliono che l’inquinamento da plastica venga affrontato durante il suo intero ciclo di vita.

L’uso della plastica potrebbe triplicare a livello globale entro il 2060, in particolare in Africa e in Asia. Così come si pensa che triplicherà anche la quantità dei rifiuti di plastica, la cui gran parte finirà in discarica.

Aumentano i ricercatori che trovano microplastiche in ogni campione di placenta che testano. Crescono i rischi di attacchi cardiaci e ictus per gli esseri umani e sulla riproduzione perché la plastica finisce nelle arterie, nei testicoli e nello sperma.

Ma dopo la decisione di due anni fa, sottoscritto da 175 paesi intenzionati a trattare per raggiungere un accordo, tutto resta fermo e fonte di divisione. Tra cui spicca quella tra i paesi produttori e gli altri. I primi sono contrari all’ipotesi di avviare tagli per 712 di dollari all’industria della plastica e, pertanto, la riunione in corso, che durerà fino al primo dicembre, non è assolutamente detto che si possa concludere con la tanto agognata intesa.

 

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