Essere lievito nella società. Videomessaggi al Festival della Dottrina Sociale della Chiesa (Libreria Editrice Vaticana, 2020) è la raccolta dei videomessaggi che Papa Francesco ha indirizzato alle rispettive edizioni del Festival di Dottrina sociale della Chiesa. Uno strumento di analisi e di riflessione sul sociale che intercetta i capitoli fondamentali di un pensiero sempre in evoluzione e irriducibile ad un’unica interpretazione del reale. È questo il senso che si evince anche dalla Prefazione del Cardinale Pietro Parolin, allorché riconosce nel destinatario del Magistero sociale della Chiesa, e del Festival in modo particolare, non un soggetto amorfo, suscettibile di assumere la forma voluta da chi pretende di guidarlo.

Il soggetto della Dottrina sociale esprime una polifonia composta da imprenditori, da banchieri, da cooperatori, dal mondo delle associazioni, delle imprese sociali, della scuola, dei sindacati, degli ordini professionali. Si tratta di un mondo che, a vario modo e secondo differenti prospettive, contribuisce, quota parte, all’edificazione di quel bene comune che è tale solo se l’ipotetico bene di tutti si traduce nel concreto bene di ciascuno.

Analizzando i messaggi del Papa, scorgiamo un interessante filo rosso che lega i sette interventi: la continuità del Magistero sociale in grado di interpretare le istanze del presente; non è un caso che il titolo che gli organizzatori del Festival hanno pensato per l’edizione del 2020 (26-29 novembre) sia proprio: “Memoria del futuro”. Un filo rosso espresso da parole quali “polifonia”, “processo”, “realtà”, “popolo” e “libertà”; credo che queste parole, incrociando i principi di sempre della Dottrina sociale della Chiesa, possano esprimere, in maniera sintetica, il cuore del Magistero sociale preso nella sua interezza, dalla Rerum novarum (1891) a Fratelli tutti (2020).

In particolare, il tema della polifonia, che si intreccia con le categorie e le parole “processo” e “realtà”, ricorre più volte nei messaggi di Papa Francesco. Il Pontefice sottolinea come la polifonia sociale presenti una matrice personalista: il primo soggetto polifonico è la persona e solo in nome di tale embrionale polifonia possiamo parlare della ricchezza della polifonia sociale. La persona è un soggetto polifonico perché irriducibile ad un’unica dimensione e, dal momento che la società è la proiezione multipla, simultanea e continuativa dell’agire umano, anche la realtà sociale sarà “plurarchica”, secondo le categorie sturziane, “polifonica”, secondo la terminologia di Francesco, ovvero “poliarchica”, se ricorriamo a Benedetto XVI.

Altre parole chiave che i messaggi di Papa Francesco propongono sono “popolo” e “libertà”. Abbiamo già sottolineato come un popolo non sia una massa informe, un insieme indistinto di individui, pronto per essere irregimentato in una forma che lo renda strumentale alle brame di chi controlla le leve del potere. Il popolo della Dottrina sociale della Chiesa è un insieme di persone e di forme sociali spontanee che edificano istituzioni per giungere lì dove singolarmente a nessuno è dato arrivare e rappresentare in tal modo il fondamento stesso dell’autorità, limitando politicamente, organicamente e moralmente l’azione di chi, pro-tempore, è chiamato ad esercitare il potere.

Oggi come non mai il Festival è chiamato a rappresentare questo pluralismo presente nel discorso pubblico, tanto ad intra quanto ad extra rispetto all’ambito ecclesiale, irriducibile ad un’unica categoria teorica. Per questa ragione, il Festival individua nella discussione critica un tratto della propria identità che si alimenta anche attraverso l’incontro con personalità del mondo accademico di diverso orientamento teorico. A tal proposito, il 27 novembre, in preparazione della 49° Settimana Sociale (Taranto, 21-24 ottobre 2021), si terrà il seminario “Ecologia integrale, sviluppo economico e democrazia: il problema dell’emergere di nuovi paradigmi”, articolato in due sessioni: 1. “Il progresso scientifico e le sfide all’uomo contemporaneo”; 2. “L’economia, la politica, il diritto dopo l’emergenza coronavirus: il contributo della Dottrina sociale della Chiesa”.

Nessuno può illudersi che si tratti di un’operazione facile, ma crediamo che sia alla portata dell’ideale cristiano. Questa era anche l’idea che ha sempre mosso colui che il Festival l’ha concepito, fondato e animato con tutte le sue forze fino all’ultimo giorno della sua umana esistenza: Monsignor Adriano Vincenzi, secondo il quale “il cristiano è uno che risponde a qualcosa di grande, è uno che non si ferma di fronte alle difficoltà”.

Flavio Felice

Pubblicato su Avvenire

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