Sono i numeri impietosi del XII° Atlante sull’Infanzia dell’Organizzazione Save the Children a dare conto sulla povertà e il disagio giovanile nel nostro Paese.

Un quadro duro che vede i giovani poveri al 13,5 %, significa che 1 minore su 7 è in povertà relativa; la riduzione della capacità di spesa della famiglia non consente di accedere alle condizioni minime per una crescita sana: meno cibo, riduzione dello studio, delle relazioni sociali, delle attività culturali e sportive; una potenzialità di crescita dimezzata dalla povertà.

Nel Lazio la povertà giovanile si attesta al 9,2% ovvero 1 minore su 10 e colpisce i giovani che vivono nelle periferie della Capitale come nei centri minori della Regione. Quelli che hanno abbandonato la scuola anche quella primaria sono l’11,9 %, quelli che non cercano più lavoro (15/29 anni) sono il 22,4%, la media nazionale è al 23,3%, quella europea è 13,7%.

Così Flaminia Cordoni referente per il Lazio di Save the Children, evidenzia come la povertà relativa comporti la perdita di occasioni di sviluppo della persona che iniziano già all’asilo; solo il 18,5% dei bambini nel Lazio ha accesso all’asilo nido, pochi i Comuni minori che lo promuovono. Poi la Didattica a distanza DAD ha allontanato dalle opportunità perché le sue condizioni di apprendimento presuppongono una spesa in tecnologia (pc/tablet) che le famiglie non possono più sostenere.

La mancanza di apprendimento condiziona la dispersione scolastica implicita, chiarisce Flaminia Cordoni, che a Rieti è al 9,7%, a Frosinone al 14%, a Latina e Viterbo al 10%, a Roma l’11,2 %, gli studenti alle primarie hanno carenze in italiano e matematica. Auspicati interventi concreti delle Istituzioni regionali nel PNRR contro la povertà, ma anche un raccordo con le comunità locali per un piano di accoglienza dei bisogni già in questo anno scolastico.

Elisabetta Campus

Pubblicato su Avvenire

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