Non sappiamo se ancora possiamo illuderci dei tenui segnali di inizio, primissimo inizio, di disgelo sul fronte ucraino. Le prossime ore ci diranno cosa porterà l’incontro diretto tra Putin e Zelensky. Ci si riprova, questa volta, ai massimi livelli?

Trump ha fatto il suo. Ma anche i “volenterosi” dell’Europa possono essere soddisfatti. E sperare che la schiarita possa confermarsi davvero tale. Del resto, il combinato disposto dell’articolato atteggiamento degli occidentali – il cui fronte unitario dei tempi di Biden è sembrato ad un certo punto sfrangiarsi con il ritorno di Trump- può essere servita da una parte e dall’altra della linea di guerra?

Qualcuno, cioè l’Italia, rischia di restare ai margini di un processo di cui gli europei presenti a Kiev con Zelensky hanno parlato direttamente con Trump.?

Sempre premettendo che non è il caso di abbandonarsi ad entusiasmi che hanno bisogno di una conferma, ritorniamo sul commento di ieri sull’assenza di Giorgia Meloni che, ma proprio dopo tanta incertezza sulla partecipazione, si è fatta viva solo da remoto con Zelensky e con gli altri europei riuniti a Kiev in occasione delle celebrazioni degli 80 anni della sconfitta del nazi -fascismo (CLICCA QUI).

Adesso che qualche spiraglio si apre, e che anche Trump sembrerebbe a vivere con minor fastidio il ruolo degli europei, i nostri grandi “strateghi” romani provano a correre ai ripari. E così assistiamo ad una certa enfatizzazione dell’incontro di venerdì prossimo a Roma con i rappresentanti di Parigi, Berlino Londra e Varsavia. Ci risiamo anche noi, insomma.

Un bel Governo “decisionista” che sembra, incluso l’evanescente nostro Ministro degli esteri, Antonio Tajani, costituire un’allegra brigata di ragazzini che, con gli occhi bendati, “giocano alla pentolaccia” e, brancolando nel buio, provano a colpirla. Prima o poi …ci riescono. Intanto, ripetiamo quel che abbiamo detto ieri: in certe occasioni bisogna esserci.

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