Agli immancabili critici a priori di Papa Francesco non è parso vero sentir parlare il Pontefice sulla proprietà privata per muovere le solite reprimende. Francesco, scrivendo ai partecipanti alla Conferenza internazionale dei giudici membri dei Comitati per i diritti sociali di Africa e America, ha ricordare una consolidata posizione della Chiesa cattolica in materia.

Eppure, c’è stato chi non ha esitato a parlare di frasi choc ( CLICCA QUI ) dimostrando una qualche scarsa conoscenza della posizione dei predecessori di Francesco che risale direttamente al Vangelo, agli Atti degli Apostoli e a tutti quegli scritti che preparano l’elaborazione più organica da parte dei Padri Apostolici  dei secoli II e III  in materia di proprietà.

Tra questi vi è anche la Lettera a Diogneto su cui siamo recentemente intervenuti ( CLICCA QUI ) e in cui si presenta in maniera plastica e sintetica la visione dei cristiani delle cose del mondo in evidente alterità a quella della “cultura dominante” del mondo antico e romano.

Basta andare al Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa ( CLICCA QUI )al paragrafo 177 per averne immediata evidenza. Vi si legge: “La tradizione cristiana non ha mai riconosciuto il diritto alla proprietà privata come assoluto ed intoccabile: « Al contrario, essa l’ha sempre inteso nel più vasto contesto del comune diritto di tutti ad usare i beni dell’intera creazione: il diritto della proprietà privata come subordinato al diritto dell’uso comune, alla destinazione universale dei beni »”. Ciò in diretto riferimento all’affermazione di Papa Giovanni Paolo II contenuta nella Laborem exercens ( CLICCA QUI ).

Tale principio, così come le affermazioni di Francesco,  non si oppone al diritto di proprietà, ma indica la necessità di regolamentarlo, come del resto già precisò Leone XIII, con la sua Rerum Novarum ( CLICCA QUI ), perché la proprietà privata è  un mezzo e non un fine, per dirla come fa Paolo VI nella sua Populorium Progressio ( CLICCA QUI ).

Quindi di choc non c’è proprio niente né di nuovo né di sbagliato in quello che ha appena ricordato Papa Francesco.   

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