Il problema dell’immigrazione legale nel Paese Italia, è uno dei problemi più gravi tra quelli che il Governo Italiano sarà chiamato a risolvere negli anni a venire, tanto più se fosse tenuto a tentare di risolverlo da solo. Indispensabile ed opportuno, invece, tentare di risolverlo in chiave europea.

La popolazione italiana diminuisce ed invecchia, ponendo problemi di sostenibilità.

“Sul lungo periodo, la popolazione degli Stati nazionali europei è destinata a divenire, in misura massiccia, multietnica facendo dunque segnare una profonda frattura rispetto al passato[1]”.

“Un esempio concreto di Etica applicata all’Economia: Serve che le Classi Dirigenti, l’Elité, l’Establishment d’Italia attivino, tramite il miglioramento delle norme in materia di accoglienza\integrazione, una seria, condivisa, responsabile e controllata, ma inclusiva politica di integrazione, scolarizzazione\formazione dei migranti, prevalentemente lavoratori attivi, che approdano sul territorio del Paese, nell’ottica umanitaria di utilizzi lavorativi, correttamente retribuiti e controllati ed inoltre quale antidoto alla denatalità[2] nazionale.

“E’ ancora tempo di un impegno comune per rendere l’Italia un Paese …….in cui le diseguaglianze territoriali e sociali che attraversano le nostre Comunità vengano meno”. (Sergio Mattarella, Discorso in Parlamento, dopo la sua Elezione 2022)

Chiaramente condivisibile la premessa di un autorevole opinionista[3]: “Nessuno vorrebbe la contraddizione italiana di temere l’immigrazione, specie se disordinata, e nello stesso tempo, averne razionalmente bisogno”.

Prima di inoltrarsi nei meandri della divisiva diatriba sul tema dell’immigrazione è indispensabile rendere noti ai lettori di queste pagine i numeri riguardanti temi e problemi connessi.

I numeri sono i seguenti, aggiornati da ISTAT, alla data dell’8 Aprile 2023.

Nemmeno una Nazione Europea raggiunge il cosiddetto “tasso di sostituzione”, stabilito dagli esperti di Demografia nel 2,1 figli per abitante donna; l’Italia, in tema di tasso di fecondità, si trova nel gruppo di coda dei 27, con il suo, in decrescita, da 1,46 ad 1,25 figli per abitante donna; senza inversioni del trend, gli italiani, nell’anno 2070 saranno 11 milioni meno di oggi, a causa di decisioni assunte da molti singolarmente ed autonomamente.

La conseguenza della diminuzione demografica è il declino economico sociale del nostro Paese.

Indispensabile prendere atto che i fenomeni migratori, ben lungi dall’essere emergenza, sono, oggi, fenomeno strutturale al quale contribuire con azioni di governo europeo, salvando tutti ed accogliendo chi accetti di fare quanto necessario per integrarsi, attraverso un percorso che preveda educazione\istruzione\lavoro.

In Italia, ogni 100 abitanti ci sono 11,6 stranieri abitanti nei capoluoghi di provincia; 7,5 stranieri abitanti in tutti gli altri Comuni; volendo esaminare le macroaree, gli abitanti stranieri del Centro Nord rappresentano l’11% del totale degli abitanti; gli abitanti stranieri nel Mezzogiorno rappresentano il 4,4 %, in crescita, della popolazione a causa della minor presenza di economia manifatturiera; il Mezzogiorno, in 10 anni, ha perso circa 525.000 abitanti: trattasi di ritorno ad emigrazione di massa: solo che oggi non emigrano più le braccia ma cervelli che si è speso per rendere il patrimonio appetibile che rappresentano: senza che di ciò nessuno sembra interessarsi.

Il Prodotto Interno Lordo pro capite del Mezzogiorno, che nel 1951 era il 70% rispetto a quello evidenziato dai dati del Nord, nell’anno 2020 è sceso al 55%.

Senza inserire nel calcolo gli scambi migratori, l’Italia, dando seguito ad un trend che parte da lontano, perderebbe 400.000 abitanti in ragione di anno; solo parzialmente, compensati da un saldo migratorio in entrata nel nostro Paese che si valuta, alla fine dell’anno che raggiunga le 230.000 unità; presupponendo che sia questa la quota di immigrarti che permane in Italia, il saldo negativo dell’anno 2022 ammonterebbe a circa 170.000 abitanti.

Un elemento importante da considerare: nel quadriennio 2019\2022, il Mezzogiorno ha perso, in valore percentuale, il 2,4% della sua popolazione, contro l’1% del Centro Nord;

Considerando i dati disponibili del quadriennio 2019\2022, al netto del saldo migratorio, l’Italia ha perso 950.000 abitanti; non volendo considerare le dinamiche migratorie, le perdite ammonterebbero ad 1.600.000 abitanti.

L’ONU, in una recente pubblicazione[4], afferma addirittura che “la sola leva (“demografica”, nota di chi scrive) sulla quale potranno contare i Paesi a reddito elevato è l’immigrazione”, essendo la leva incrementale delle nascite, da almeno dieci anni,. difficile da realizzare ed in evidente controtendenza.

Stante questi numeri, per il seguito di questa Riflessione, stante la coesistenza delle due condizioni sociali (denatalità ed aumento consolidato della vita media), bisognerebbe partire dal punto di vista che gli immigrati (purché correttamente gestiti al momento del loro ingresso in Italia, in funzione di accoglienza e di politiche attive in funzione di educazione, istruzione), debbano rappresentare un’ipotesi di soluzione e non il problema, anche tenendo presente che è lievemente diminuita, rispetto all’anno precedente, la componente irregolare. La richiesta è di allargare fin da subito e per almeno un triennio, le maglie del Decreto Flussi, prevedendo quote anche per il settore domestico ed il settore “cura delle persone”; necessari altri 68.000 lavoratori per il triennio2023\2025.

Infatti, la considerazione dell’ONU, di cui sopra è valida soprattutto per l’Italia, Paese con la più bassa natalità all’interno dell’Unione Europea ed uno dei Paesi con il più basso numero di figli per abitante donna, che significa soltanto circa 400.000 nascite all’anno, dando luogo al fenomeno soprannominato “inverno demografico”; la conseguenza: una popolazione che diminuisce di numero, a causa dei decessi annualmente vicini al doppio del numero delle nascite e che invecchia, anche grazie all’aumento dell’età media della vita. Oltre a quanto sopra, è elevata nonché costantemente in aumento la percentuale di italiani soprattutto Giovani e Ragazze, dotati da competenze e livelli di istruzione di fascia alta, soprattutto STEM, che si trasferiscono all’estero attratti dalle occasioni lavorative reputate interessanti e da compensi elevati; gravissimo problema, anche in prospettiva di Futuro, del quale decisori e discorso pubblico sostanzialmente non si preoccupano, sbagliando.

In Italia, il numero di coloro, uomini e donne, che svolgono la funzione di Badanti ha superato il milione, probabilmente superiore ai dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale (in acronimo SSN).

Se questa fosse la fotografia della situazione attuale, come pare che sia, l’Italia potrebbe sperare che gli effetti dei trend siano sostenibili nel medio periodo solo se il saldo del movimento migratorio fosse positivo con 200.000\250.000 immigrati per anno, quanto più possibile Giovani e Donne.

Questo l’obiettivo che la Buona Politica dovrebbe proporsi, a vantaggio del Bene Comune, per raggiungere due obiettivi:

– non fare scendere il numero degli abitanti sotto l’attuale consistenza, in ottica di sostenibilità di sistema economico sociale;

– mantenere sostenibile il sistema pensionistico in presenza di una popolazione che invecchia e di un numero congruo di lavoratori che deve mantenerla.

Occorre mettere da parte gli apriorismi identitari ed aprirsi al concetto di programmazione dell’immigrazione finalizzata ai risultati desiderati: tramite politiche connotate da sensibilità umana e conoscenze tecniche, ed ovviamente risorse proporzionate, propugnare integrazione scolastica, culturale, economica di chi entra nel nostro Paese per restarvi, organizzate contestualmente all’accesso al suolo italiano; propugnare distribuzione compatibile delle persone su tutto il territorio nazionale, con sguardo attento alle opportunità, con l’attenzione al Mezzogiorno ed alle sue specificità, tanto in tema di problemi quanto in tema di ipotesi di soluzioni.

Ed ecco, allora, che sentir dire a componenti del Governo che bisogna investire risorse in Paesi dell’Africa Mediterranea per favorire l’occupazione di quei territori non può che preoccupare.

Logica vorrebbe che gli stessi stanziamenti fossero destinati, tramite strutture gestite da italiani,  migliorando le previsioni di misure destinate all’accoglienza, accudimento, istruzione e formazione di futuri cittadini italiani, i quali accettando consapevolmente un contesto di Diritti e di Doveri, compiano un percorso che li conduca ad accettare e condividere migliori condizioni di Qualità della vita a fronte di legalità ed operosità.

In questa ottica, gli istituti, tante volte oggetto di scontri fra fazioni, quali lo Jus Soli[5], integrante lo Jus Sanguinis e lo Jus Scholae , gestiti in ottica di ipotesi di soluzione (l’incremento del numero di cittadini italiani istruiti e formati), dovrebbero essere portati dal Governo all’attenzione del Parlamento, nell’ambito del miglioramento dei percorsi di integrazione previsti dai Decreti Legge dell’anno 2020 in materia di accoglienza, quali contributo alla soluzione dell’equilibrio demografico ed alla soluzione, a medio periodo, della creazione, in house di energie e capacità idonee alla soluzione dei problemi demografico\economici\sociali.

In tutta evidenza si propone un cambio di paradigma.

Chi scrive ritiene che, in prospettiva, l’odierna evoluzione italiana ha necessità ed opportunità per andare verso una società multietnica; serve decidere se provare a governare questa opzione tramite accorta programmazione, senza apriorismi e slogan, oppure subirla senza massimizzarne le positività.

Per cercare di risolvere la crisi di offerta di personale tecnico specializzato in ruoli qualificati che le Imprese del Nord cercano e non trovano (anche perché chi ritiene di avere maturato conoscenze e capacità per farlo, emigra verso mercati ove Qualità della Vita ed i Compensi sono più soddisfacenti rispetto a molti di quelli italiani), una ulteriore ipotesi di soluzione potrebbe essere rappresentata dalla creazione di canali di immigrazione qualificata; le imprese potrebbero e dovrebbero integrare al loro interno la formazione di persone che arrivino con buone basi, sapendo che la disponibilità di capitale umano è condizione indispensabile per la crescita.

Flussi in ingresso non superiori ai 30.000 permessi di ingresso, quali quelli previsti dai Decreti flussi, quando emanati, non rispondono assolutamente a quanto necessario, considerando la denatalità, l’invecchiamento della popolazione, la necessità per le imprese di un Paese Manifatturiero come l’Italia, di reperire mano d’opera.

Un esempio: la posa della fibra funzionale alla diffusione del 5G, infrastruttura indispensabile perché l’Italia viva, lavori, produca e prosperi, nel mondo di oggi, quindi non più nell’Arcadia, in sintonia con gli altri Paesi industriali avanzati, è frenata dall’assenza di circa 16.000 operai in grado di svolgere questo compito.

La sintesi sul Tema, espressa da un Banchiere svizzero, che vuole mantenere l’anonimato ad un importantissimo Manager piemontese, con il quale chi scrive é in corrispondenza: “Dopo decine d’anni di investimenti culturali da parte delle élite al potere contro i valori giudaico-cristiani e l’esaltazione della Cancel & Woke Culture importata dalle città costiere dem, un primo (criminale, ndr) obiettivo è stato raggiunto: la denatalità dell’intero continente. Questo indice ha ormai raggiunto livelli devastanti. Se lo si accoppia alla gestione (criminale, ndr) dell’immigrazione, il destino degli europei parrebbe segnato”.

Urge il cambio di passo.

Essendo le frontiere Mediterranee dell’Italia frontiere esterne dell’Europa e poiché denatalità (come ante scritto) ed aumento dell’età media della popolazione sono caratteristiche europee, le soluzioni proponibili e proposte opportuno sarebbe che fossero condivise a livello europeo tanto nel merito quanto nel metodo, seguendo l’utile via di discutere in Europa e non contro l’Europa, di collaborare invece di polemizzare e competere dialetticamente, rinunciando da parte italiana alle tentazioni di sostenere proposte idonee a generare contrasti con i Partners Europei, ancorchè utili ai fini interni. Il Governo di un grande Paese fondatore dell’Europa deve avere, al momento delle decisioni, posizioni concordate, magari dopo ruvide trattative su tutti gli aspetti, economici compresi, all’interno delle Istituzioni comunitarie (senza il cui concorso si vivrebbe di sterili scontri), con i Governi che si trovano nella stessa posizione; quando ciò non avvenisse, dovrebbe interrogarsi, rispondersi, contribuire in positivo e non in contrapposizione, a trovare soluzioni tramite un dialogo intenso, diplomatico e costruttivo.

L’Alto Commissario dell’Unione Europea[6], ricorda che il “il punto non è fermare un fenomeno antico come l’umanità[7], ma gestirlo, anche tramite corridoi di immigrazione regolare, in modo umano, prima di tutto e poi, funzionale alle esigenze dei singoli Paesi”.

Va nella direzione del discorso pubblico e delle Proposte di cui sopra quanto indicato da un autorevole ex Presidente della Commissione Europea[8]: Porre le basi “per dare al nostro Mezzogiorno la Leadership di un disegno di sviluppo che porti in Europa il capitale umano e di materie prime dell’Africa e che porti in Africa l’intelligenza di un progetto solidale di sviluppo”. Questo significa misurarsi con le sfide poste dal nuovo ordine mondiale determinato dalla grande crisi geopolitica mondiale. Il ciclo lungo delle materie prime post Covid e post guerra contro l’Ucraina ci chiede di investire su intelligenze e competenze del Futuro, perché la partita del Futuro si giocherà, come sempre, sul capitale umano.

Serve avere cinque grandi Università miste del Mezzogiorno con l’Africa, serve creare Classe Dirigente del nuovo Mediterraneo, serve porre le basi per dare al Mezzogiorno la leadership della nuova economia mediterranea con un ruolo centrale dell’Italia, Paese portatore di solidarietà, equità, benessere; anche utilizzando i Fondi Europei (prevedendo anche scambi tra Fondi ed accoglienza) che la Presidente Ursula Von del Leyen si è dichiarata recentemente disponibile ad investire.

Gli animi più avveduti comprendono che “si va verso la consapevolezza della totale interdipendenza tra i popoli della Terra” viventi in un Villaggio globale[9].

Non ci sono soluzioni nazionali; la soluzione sta nella collaborazione degli Stati Europei e negli scambi[10]: chi realizza più sforzi in termini di ospitalità deve essere compensato in quello dei vari modi possibili in cui la Commissione Europea riterrà possibile compensarlo.

Questo postula la responsabilità solidale dell’Unione Europea; ci vorrebbe un Piano Europeo per il Mediterraneo.

Serve partire oggi, perché non è detto che domani sia ancora il momento giusto.

Due le possibili strade da intraprendere: ingegnarsi a trovare le soluzioni ed abilmente a farle accettare anche a chi, pregiudizialmente, non è d’accordo in Italia ed in Europa (per le varie ragioni non surrettizie per cui si evidenzi un dissenso), poiché la soluzione al problema non può che essere europea; oppure rassegnarsi all’ineludibile, altrimenti chiamato “decrescita felice”.

Una curiosità: chissà quale sarebbe la risposta degli esponenti delle giovani generazioni, ove chiamati a consultazione informata sul tema?

Per le ardue sentenze, speriamo di non dovere attendere il parere dei posteri a nostro carico.

Massimo Maniscalco

 

[1] Angelo Panebianco, citato da Ernesto Galli della Loggia, L’Accordo che serve, Corriere della Sera, 23 Marzo 2023. Non basteranno espressioni inopportune di un Ministro a frenare trend probabilmente storicamente irreversibili e per il Paese certamente opportuni.

[2] La denatalità sta diventando una concreta emergenza da contrastare; mette a rischio il sistema pensionistico che si fonda sulla solidarietà intergenerazionale; conseguentemente mette a rischio l’intera struttura del Paese; necessitano serie riflessioni e scelte conseguenti in tema di Immigrazione; tema sul quale, invece, fino ad ora, Marzo 2023, il sistema politico italiano ed i suoi protagonisti, in un clima di diffusa incapacità, hanno dimostrato il peggio di sé.

[3] Ferruccio De Bortoli, Gli Immigrati in Italia, Cosa dicono i numeri, 5 Gennaio 2020.

[4] World Population Prospects 2022. Summary of Results.

[5]  Chissà quale fosse la ratio in funzione della quale, contro ogni interesse italiano, nell’anno 2017, in carica il Governo Gentiloni, prima non si colse l’opportunità proposta dal Parlamento Europeo, con l’approvazione  di una riforma favorevole alle richieste italiane del Regolamento di Dublino, con la quale si sarebbe realizzata la redistribuzione delle domande in base ai legami personali del richiedente asilo, alla popolazione ed al Prodotto Interno Lordo di ciacun Paese; poi fu fatto mancare il numero legale necessario per l’approvazione della Riforma del Diritto di Cittadinanza a favore di circa 90.000 giovani, nati in Italia o giunti da piccoli e figli di immigrati regolari lungo soggiornanti. La Riforma si bloccò e la norma ancora in vigore non ha paragoni nelle altre legislazioni europee.

[6] Joseph Borrell.

[7] Quale l’andamento della Storia del Mondo se Enea, migrante politico\economico in fuga da Troia, sbarcato nel Lazio, in quanto irregolare, fosse stato ricacciato in mare?

[8] Romano Prodi, citato da Roberto Napoletano, Il capitale umano del nuovo Mediterraneo, il Quotidiano del Sud, 16 Gennaio 2023.

[9] Don Francesco Romano, Don Cosimo Scordato, Migranti ed accoglienza, Giornale di Sicilia, 30 Aprile 2023.

[10] “Serve (all’Europa) una nuova politica di asilo, superando vecchie regole che sono ormai preistoria”, (riferimento al Trattato di Dublino), Sergio Mattarella, nel corso di un incontro, Aprile 2023, con il Presidente della Polonia, Duda.

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