Per quanto il confronto tra le forze in campo in questa campagna elettorale sia stato acceso nella forma, quanto approssimativo e deprimente sul piano dei contenuti, per chi non si lasci abbagliare dai fuochi d’artificio, viene pur sempre il momento della verità. La politica, infine, ha una sua ineludibile geometria e guai se così non fosse. Vuol dire che al “dunque”, pur annaspando tra montagne di parole confuse, i nodi tematici dai quali non si può decampare finiscono per imporsi all’ attenzione. Ed in modo particolare le forze politiche non possono svicolare.
Da noi, in Italia, lo snodo tra momento europeo ed equilibri nazionali mette alla frusta un po’ tutti ed in particolare le formazioni che ambiscono a rivestire i panni della moderazione e del centro, ammesso che con ciò sia chiaro ed evidente a cosa, in effetti, alludano. Ma, tra tutti, è soprattutto Forza Italia ad essere interpellata, in virtù di una collocazione in larga misura sghemba, tale, cioè, per cui la posizione assunta a livello europeo contraddice quella nazionale e viceversa. Infatti, due argomenti che contrassegnano la “verità” del momento sono anzitutto, sul fronte continentale, quale sia l’Europa che vogliamo davvero e, sul fronte interno, a quale democrazia nuova e vitale per il nostro tempo incerto, aspiriamo.
Sono due temi in uno. L’ “Europa delle Nazioni”, invocata dai nazionalisti di Fratelli d’Italia, non è altro che un inganno, una tesi farlocca, messa in campo da chi all’unità d’Europa non ha mai creduto e non crede, se non per una finzione tattica. I nazionalisti hanno il respiro corto, sono chiusi dentro reminiscenze storiche ossificate, non sanno immaginare un domani che non sia una ripetizione scontate di esperienze già vissute. Come i “sovranisti” temono il “diverso”, soffrono tutto ciò che oggi sfida l’umanità e la sospinge a comprendere, più a fondo, le ragioni della propria unità. Concepiscono la stessa religione – cui pure, quando fa comodo, si richiamano – come possibile cemento di un “blocco d’ordine”, che ne contraddice quello spirito profetico, quella capacità di leggere i segni di un tempo nuovo che costitutivamente le appartiene.
A Forza Italia va riconosciuto di essere espressione politica di sicura vocazione europeista, del resto secondo quella vocazione liberal-democratica che, pur non sempre assecondata di fatto nel corso della sua storia, resta pur sempre nelle sue originarie tavole fondative. Ed è a questo punto che non si comprende come – secondo ripetute e recenti affermazioni del suo Presidente, l’on. Tajani – Forza Italia possa dichiararsi favorevole alla riforma costituzionale del “premierato” ed, in definitiva, al combinato disposto di quest’ultima con l’ “autonomia differenziata”.
La contraddizione non può essere negata ed a Forza Italia compete la responsabilità di comprendere ed ammettere come la soluzione di questa distonia possa essere di grande rilievo per l’ effettiva tenuta democratica del nostro ordinamento istituzionale. Di Forza Italia si possono dare giudizi contrastanti, addirittura antitetici, ma non si può negare come, per quanto oggi sia contenuto il consenso elettorale di cui gode, il suo pluridecennale insediamento nella vicenda politica italiana la carichi di una responsabilità nei confronti del Paese che va ben oltre il piatto di lenticchie di un potere condiviso nell’attuale maggioranza- di governo.
Domenico Galbiati