Il recente Disegno di Legge a prima firma Maria Domenica Castellone dell’11/02/2020 e reso pubblico nel mese di Giugno 2020, sta suscitando molte perplessità nelle professioni del settore. Un DDL retrogrado e basato ancora su creazioni e duplicazioni di incarichi. Ma la cosa più preoccupante è che non vi sono proposte politiche di indirizzo alternative, degne di lungimiranza e di una trasformazione efficace del sistema sia in riferimento al DDL, sia in riferimento alla realtà in atto che versa in altrettante frammentazioni dirigenziali che alimentano sprechi e inefficienze.

Sono apparse intenzioni da parte di Società Scientifiche del settore, che però lasciano ancora adito a visioni e interessi angolari, permangono interessi dirigenziali e di partitica e le Rappresentanze Professionali più importanti mostrano, da molto tempo, differenziazioni d’interesse tematico o di prese d’atto senza il coinvolgimento della base professionale. Occorre con urgenza mettere al riparo da ulteriori frammentazioni il Sistema di Soccorso Pubblico, importante settore di rilevanza e valenza per tutto il Paese: vi è stato un appiattimento delle responsabilità sia per garantire il controllo verticale riducendo l’autonomia valutativa degli operatori ed una lottizzazione delle funzioni apicali creando apparati inutili.

L’Istituzione del Numero Unico Europeo di Emergenza 112 (1991) è una delle più belle opportunità che il Diritto Comunitario ha partorito. Da essa doveva partire un serio cambiamento di tutta la struttura nazionale del Soccorso Pubblico, azione che in molti Stati Membri dell’Unione  Europea è stata attuata. In Italia un accenno poco o per nulla applicato si trova nella legge 121/81, ben dieci anni prima a dimostrazione che nell’ordinamento italiano vi sono buone norme che se ben applicate eviterebbero la creazione di nuove, e nel DPR 27/03/1992. Le problematiche che si sono evidenziate con l’organizzazione italiana del Numero Unico Europeo di Emergenza 112 richiedono un atto di coraggio: è cosa comune l’errare, è solo dell’ignorante perseverare nell’errore e alcune azioni in cantiere a seguito del D.L. 34/2020 rischiano nuovamente di sperperare risorse economiche.

Fatta questa premessa facciamo una rapido excursus: attualmente c’è un call center costituito da dipendenti laici per la maggior parte regionali, che smistano le telefonate ai vari enti competenti. In sintesi una sovrastruttura che appesantisce le funzioni, i tempi di intervento e l’approccio del Cittadino, con il suo “passa parola” limitato peraltro nel distinguere le varie situazioni. Un ipotesi di soluzione che lancio per un dibattito è quella di una trasformazione strutturata ed evolutiva del Soccorso Pubblico, collegata alle competenze dei vari enti per diritto preposti.

Innanzitutto in tema di efficienza, buona amministrazione e di spending review, il call center laico, laddove costituito, va eliminato e il personale addetto potrebbe essere impiegato in nei servizi degli Enti Locali (Comuni), questi sempre in maggiore affanno a garantire i servizi essenziali o nella tutela ambientale, altro settore in difficoltà. Il Numero Unico Europeo di Emergenza 112 verrebbe organizzato e gestito dagli Enti del Soccorso Pubblico: quindi uniche Centrali Operative Interforze in numero di una ogni un milione e mezzo di abitanti residenti (40 Centrali Operative a fronte delle 1000 attuali di ogni ente), con personale interforze. Abbiamo parlato di trasformazioni strutturali: ebbene erroneamente si crede che le Centrali Operative operative siano organismi autonomi; questa è la radice di tutti i problemi che sono sorti. Poiché il Numero Unico Europeo di Emergenza 112 Europeo è stato pensato in Italia a livello regionale, si potrebbe pensare a una riorganizzazione territoriale dello Stato, dando un senso alle provincie come enti di Area Vasta, pertanto ottimizzando funzioni e mansioni anche per altri servizi dedicati al Cittadino. Una Proposta di Legge dedicata e innovativa necessita di una doverosa ed esaustiva introduzione storica e di attualità; i punti cardine, che presentano i prodromi per una riforma di tutto il Sistema di Soccorso Pubblico, potrebbero essere così elencati:

  1. Centralità dell’attività di Soccorso Pubblico e Protezione Strategica, che costituisce competenza dello Stato, composto dalle Forze di Polizia, dal Soccorso Tecnico Urgente (Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco) e dal Soccorso Sanitario.
  2. Trasformazione del Sistema di Soccorso Pubblico Italiano in “Sistema Integrato di Sicurezza Interforze 112 Italia – SISI 112 Italia”.
  3. Numero Unico Europeo di Emergenza 112 articolato in Centrali Operative Interforze.

I contenuti da trattare nella bozza di Proposta di Legge, devono partire dalla prima finalità necessaria, ovvero che tutte le chiamate di emergenza devono essere prese in carico in modalità contemporanea per diversi obiettivi: risposta ed erogazione professionale multidisciplinare del Soccorso Pubblico, analisi, soccorso, investigazione, epidemiologia, previsione e prevenzione (di prossimità) dei rischi, coordinamento. Per far sì che ciò avvenga occorre una misura territoriale d’ambito ragionevole e calibrata per affinità di territori. Andrebbero indicate le misure di contrasto al riscorso improprio ai servizi di emergenza: educazione, informazione, attuazione dei servizi per le non urgenze (Numero Europeo per le Non Urgenze 116117 e connesso modello operativo di servizi socio-sanitari territoriali), sanzioni. Una parte dedicata al sistema di Soccorso Sanitario, oggi quello più frammentato, discusso, conteso, partitico e affaristico: definizione di struttura e direzione, l’assetto all’interno delle Centrali Interforze, la struttura territoriale con le risorse umane professionali e strumentali, lo stato giuridico, previdenziale e di salute del personale, la formazione accademica e professionale scientifica abilitante e la qualità: la gestione dei c.d. “crediti formativi” va rimodulata. La bozza potrebbe concludersi con le indicazioni all’istituzione di un tavolo tecnico e di commissioni governative temporanee interforze.

Marco Torriani

 

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