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La riforma dell’assistenza domiciliare e il Sistema Nazionale Anziani

Percorsi di Secondo welfare ha pubblicato il seguente intervento sull’assistenza domiciliare

Il “Patto per un nuovo welfare per la non autosufficienza” propone un nuovo modello assistenziale in cui la durata e l’intensità dell’assistenza sia stabilita dai bisogni dell’assistito e non dai vincoli di spesa. L’obiettivo è potenziare l’assistenza domiciliare sociale e sanitaria, rendendola il luogo privilegiato per rispondere ai bisogni degli anziani non autosufficienti. Ce ne parla Franco Pesaresi, membro del Network Non Autosufficienza (NNA) e di Asiquas, Associazione Italiana per la Qualità dell’Assistenza Sanitaria e Sociale.

Le criticità delle cure domiciliari in Italia

Le cure domiciliari sono in costante crescita quantitativa ma la durata dei singoli interventi è quasi sempre breve mentre la sua intensità (le ore di assistenza settimanali) è spesso modesta. Per avere una idea della situazione occorre rammentare che attualmente sono erogate in media annua per ogni anziano assistito a domicilio solo 9 ore di lavoro dell’infermiere e altre 6 ore di altre professioni sanitarie (Ministero della Salute 2021). L’80% degli anziani assistiti a casa riceve da 1 a 3 accessi mensili.

Le cure domiciliari non tengono conto delle esigenze complessive delle persone non autosufficienti che hanno un bisogno duraturo di aiuto anche e soprattutto nel compimento degli atti della vita quotidiana. Inoltre, in genere, non sono presenti sistemi di supporto, consulenza e informazione nelle 24 ore per quei pazienti domiciliari che possono avere delle urgenze percepite che, se risolte, potrebbero evitare ricoveri inappropriati. L’attuale modello di intervento non è in grado di intercettare una buona parte dei bisogni assistenziali domiciliari con particolare riferimento ai bisogni della non autosufficienza.

Un’altra criticità è costituita dall’esiguità dell’intervento del Servizio domiciliare socio-assistenziale (SAD) comunale che raggiunge solo 185.970 anziani pari all’1,3% di tutta la popolazione anziana. Attualmente, non tutti i comuni erogano il SAD: lo fa l’84% dei Comuni  e solo il 40% dei Comuni è in grado di garantire un intervento domiciliare integrato con quello sanitario (Istat 2021). Inoltre, dato ancor più significativo, la quota di anziani assistiti è in costante riduzione da numerosi anni. La situazione di costante e graduale riduzione dell’assistenza domiciliare socio-assistenziale richiede un intervento di grande forza che solo il riconoscimento come Livello essenziale può dare, impegnando tutti gli enti locali in una adeguata fornitura del servizio.

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Franco Pesaresi

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