Il 61,7% degli infermieri ha lasciato le Rsa per nuovi contratti di lavoro nel settore sanitario ospedaliero. Tutto ciò mette notevolmente a rischio la qualità del servizio assistenziale. Contemporaneamente, sempre nelle Rsa, mancano  il 13% dei medici e il 10,8% degli operatori socio-sanitari (Oss). Secondo gli ultimi dati disponibili, quelli del 2020, in Italia le persone over 65 non autosufficienti erano 3.935.982, pari al 28,4% del totale.

I dati vengono dal 5° Rapporto Osservatorio Long Term Care Cergas Sda Bocconi – Essity, che anche quest’anno ha  messo in luce le carenze delle figure professionali e come questa crisi si stia riflettendo sulle aziende e sui servizi senza che a livello normativo giungano gli interventi risolutivi.

La crisi del personale incide fortemente sulle aziende: i costi del personale sono aumentati nel 2022 e la qualità dei servizi è peggiorata in virtù della carenza numerica. In più, quando si parla di Long Term Care in Italia si fa riferimento a una moltitudine di servizi assistenziali.

Il rapporto ha messo a confronto il modello di residenzialità per anziani in 12 regioni italiane facendo emergere un’estrema eterogeneità la cui responsabilità ricade sulle Regioni che hanno fissato livelli differenti per i servizi residenziali. Diversità che riguardano un po’ tutto:  tariffe e criteri di classificazione degli ospiti, operatività dei gestori. L’unico elemento positivo emerge dal fatto che, per la prima volta, risulta che le aziende hanno mediamente dotazioni di organico maggiore di quanto richiesto dalle norme nonostante il personale continui a fuggire verso le strutture ospedaliere e verso altri servizi territoriali.

Resta il problema dell’aumento di pazienti, soggetti fragili e anziani, bisognosi di cure sempre più specifiche e di assistenza continua, a causa dell’invecchiamento della popolazione nel nostro Paese. 

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