Fu Papa Francesco a lanciare quasi un grido verso il popolo sardo durante la storica visita a Cagliari nel 2013, al principio del suo decennio di pontificato: “Non lasciatevi rubare la speranza”. Aggiunse però riflessioni severe sui dispensatori di illusioni e sull’esigenza di vigilare a difesa del diritto al lavoro e del bene comune.
E’ passato ormai un decennio da quella data e la pubblicazione dell’ultimo Rapporto CRENoS, centro studi economici patrocinato dalle Università degli studi di Sassari e Cagliari, sullo stato di salute dell’isola, non lascia dubbi sulla diagnosi: la Sardegna è ferma e attraverso tutti gli indicatori macro-economici rischia di collocarsi nelle ultime posizioni delle regioni italiane e di quelle europee. Cosa è accaduto nel decennio 2013-2023 per decretare questo scenario da “binario morto”?
La politica, con le procedure formali della democrazia, ha dato vita a due elezioni regionali nel 2014 e nel 2019, registrando la stessa percentuale di votanti che non ha superato il 52% su una popolazione di 1.600.000 abitanti.
Alle elezioni del 2009 e del 2004 la percentuale dei votanti aveva raggiunto il 71%, superiore di oltre 20 punti rispetto alle ultimissime competizioni elettorali. La Sardegna non sarebbe più da definire “la società del malessere”, come ai tempi della Commissione d’inchiesta sui fenomeni di banditismo, almeno a considerare i suoi livelli attuali del PIL regionale, eppure i suoi ritardi e le sue delusioni, in coincidenza inoltre del biennio di pandemia da Covid 19, hanno prodotto un crollo dei livelli di fiducia della gente, certificato da un sondaggio delle ACLI del 2022, sintetizzato dallo slogan “nessuno si fida più di nessuno”.
Si tratta certamente del “demone del malumore”, non estraneo alle ricorrenti crisi dell’autonomia regionale, ma questa volta più accentuato in coincidenza del periodo di governo regionale del centro-destra (2019-2023), a trazione sardista-leghista.
I sardi sono reduci da un periodo lungo della nota epidemia, dal crollo della sanità pubblica, dalle piaghe bibliche degli incendi e delle cavallette, dai rischi della deindustrializzazione in un mercato del lavoro già asfittico, dalla dispersione scolastica, dall’irrisolto problema dei trasporti interni ed esterni, dallo spopolamento delle zone interne, acuito da un vistoso calo demografico.
I dirigenti della maggioranza politica in Regione sono stati inoltre presi di mira dalla magistratura cagliaritana con formali avvisi di garanzia in cui si ipotizzano i reati di abuso di potere, concussione, fino alla corruzione.
Nella sostanza uno scenario politico molto agitato e conflittuale che coincide con l’apertura di confronto con il DL Calderoli sull’Autonomia Differenziata, difeso dal centro-destra e contrastato tenacemente dal centro-sinistra.
INSIEME, il partito che non c’è formalmente nell’isola ma che viene rappresentato dalla mia persona, è chiamato a partecipare alla fase ormai avviata della preparazione alle elezioni regionali del 2024. DEMOS, che scuote l’inerzia dei partiti dell’opposizione in Consiglio regionale, ci ha già invitato a fine aprile all’Assemblea aperta di Nuoro che ci ha consentito di dire la nostra, orientando la discussione sull’importanza dell’elettorato di centro, in gran parte di area cattolica.
Ora le iniziative si concentrano sui tavoli delle coalizioni che si confronteranno nella competizione del prossimo anno e INSIEME è stato invitato dal Coordinamento delle associazioni sarde, espressioni culturali e politiche vicine alle esperienze diffuse di civismo, che intende collocarsi nell’area del centro-sinistra seppure in autonomia dal PD, e dai 5Stelle.
Nell’anno passato era nato un gruppo di sostegno al tentativo del Polo di Centro, Renzi-Calenda, che dopo i noti conflitti tra i leader nazionali, si sta orientando verso il Coordinamento delle associazioni civiche.
In questo quadro di palese offuscamento dell’immagine della coalizione di centro-destra, sembra naturale per INSIEME partecipare al percorso intrapreso dal coordinamento delle associazioni civiche e far valere i propri principi e valori politici nella elaborazione di idee e programmi per il futuro governo regionale.
Attendo dunque indicazioni della segreteria nazionale di INSIEME sulla linea politica e sul percorso da tenere nelle prossime iniziative volte alla costruzione di una vasta alleanza di centro-sinistra nella prospettiva ormai ravvicinata delle elezioni regionali sarde del 2024.Lo scenario ecclesiale cattolico.
La Conferenza episcopale sarda di fatto a tutt’oggi non ha programmato alcuna iniziativa, almeno di lettura dello stato di crisi dell’isola. La diocesi di Nuoro, con il suo Vescovo Antonello Mura, a fine marzo chiamò a un colloquio di sola consultazione i leader storici sardi di vario orientamento con unna locandina molto espressiva “POLITICA: DOVE E QUANDO TI SEI PERSA?”. L’iniziativa diocesana che sembrava l’apripista per un impegno episcopale regionale si è invece risolta in una polemica sotterranea contro il vescovo, reo di muoversi in autonomia come “primo della classe”. E sull’autonomia differenziata, ormai a giugno, si è mosso il Vescovo di Oristano monsignor Carboni, d’intesa con il Meic regionale, sulla scia del documento di critiche dei vescovi siciliani al DL Calderoli. A Cagliari monsignor Baturi, arcivescovo cagliaritano e segretario CEI, si è limitato a costituire una nuova Consulta di Pastorale sociale senza indicare prossime iniziative pubbliche.
Il tutto fa pensare che la Conferenza Episcopale Sarda si limiterà al solito invito alla partecipazione dei cittadini alle elezioni regionali prossime, in un trend che rischia di registrare il livello più alto di astensionismo degli ultimi decenni. Non è il massimo per il mondo cattolico sardo, disorientato e irrilevante in questa fase storica della sua autonomia speciale.
Antonio Secchi