Il documento comune sulla riforma per i non autosufficienti, sottoscritto da una coalizione di alcune decine di associazioni, è già stato pubblicato qui il 24 luglio ( CLICCA QUI ).
Poiché è già noto, mi limito a sottolineare tre aspetti. Il primo è che si muovono forze della società per dare sollecitazione e concretezza alle previsioni di riforma e di risorse del PNRR. Dopo un’attesa di decenni la prospettiva si fa imminente e concreta. Il secondo è che numerosi soggetti sociali rilevanti e qualificati si candidano ad essere attori della nuova fase. Il terzo è che diventa sempre più frequente e agile la costituzione di alleanze di scopo o coalizioni specialistiche tra una pluralità di associazioni che convergono su un obiettivo e condividono competenze. L’associazionismo italiano, infatti, mantiene insieme i caratteri di un ricco pluralismo e di una debilitante frammentazione. Ma oggi non si persegue una riorganizzazione che semplifichi. Tuttavia, i molti convergono in azioni comuni.
Le aspettative di vita che si estendono non comportano solo un ampliamento della terza età. C’è più tempo disponibile per ogni fase. Si può prolungare la fase formativa, come già avviene sebbene limitatamente a quei giovani che fanno seguire alla laurea dottorati o master o specializzazioni anche estere. Si prolunga l’età attiva che consente di andare più tardi in pensione. Si estende la fase successiva (o le fasi successive, si parla di terza e di quarta età). Dunque le maggiori aspettative di vita danno un respiro più ampio a tutte le fasi della vita, da quella formativa a quella del riposo (ben attivo per molti).
I non autosufficienti sono tre milioni, compresi nei tredici milioni di over 65. I pensionati sono di più: circa sedici milioni (così ci riferivano sia Istat sia Inps nei primi mesi di quest’anno). Di anziani si parla ormai a partire dai 75, sono anche gli orientamenti geriatrici. Abbiamo dunque circa 7,5 milioni di over 65 non anziani, di più se consideriamo i pensionati under 65. Di questa situazione è una immagine l’iniziativa ’quartieri solidali’ della Caritas romana durante la Pandemia: in tredici parrocchie aderenti al progetto hanno operato 280 volontari ultra settantenni (per quattro quinti donne over 75, cioè anziane). Dunque si può essere attivi, per se e per altri.
La non autosufficienza non scatta a una soglia anagrafica, né normativa, e può sopravvenire in modo relativamente precoce. Però, come è prevedibile, questa condizione si addensa sugli over 80, quando si può cominciare a parlare di vecchi. Dunque non si può più parlare genericamente di una terza età, come era ancora legittimo quando si faceva partire la condizione dell’anziano dalla soglia dei 65 (sempre senza dimenticare che gli over 65, che sono ora meno di un quarto della popolazione, arriveranno a raggiungere i due terzi).
Questa articolazione di una fase della vita che non può più essere considerata in modo unitario e indifferenziato, richiede molti approfondimenti e verifiche, che a loro volta necessiteranno di revisioni periodiche, per le implicazioni sociali e sanitarie.
Ma ai soli fini di una riflessione politica possiamo utilizzare uno schema semplice: abbiamo gli over 65 (e anche alcuni pensionati di età minore) che sono adulti maturi da non lasciare inoperosi. C’è chi sostiene che l’età lavorativa va estesa. Nel Libro verde sull’invecchiamento demografico della UE, ne abbiamo già accennato, si auspica anche una imprenditorialità degli anziani, startup dell’esperienza.
Dobbiamo guardare a questi concittadini come possibili protagonisti, risorse preziose della vita sociale e democratica, attori della vita civile e politica. È sbagliato lasciarli al ruolo di accompagnatori di nipoti (che scarseggiano) e non occuparsi di loro finché non entrano in una fase più fragile.
Ma allora, in una società così differenziata, anche con differenziazioni transitorie, sebbene non di breve periodo, un partito che formula il suo programma non può ignorare le differenze di aspettative, di potenzialità, di esigenze, di desideri. Occorre una dinamica di elaborazione che sappia rivolgersi anche distintamente a gruppi sociali specifici, con proposte nelle quali possano riconoscersi e che possano essere mobilitanti. Questi adulti maturi dobbiamo invitarli, e darne loro condizioni ed occasioni, a non stare in panchina (letterale e metaforica) ma ad essere forti motori del nostro tempo.
Vincenzo Mannino