Che si metta d’accordo Giorgia Meloni con il suo Ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, secondo il quale già i dazi Usa innalzati al 10% sarebbero stati una sciagura per l’economia italiana.

E cosa ci dicono adesso i due dopo che l’incontro in Scozia tra Trump e la Ursula von der Leyen si è concluso con l’innalzamento delle tariffe al 15?

Giorgetti ieri sera se n’è rimasto zitto, ma la Meloni se n’è uscita con un “bene”. Ma aggiungendo di volere esaminare di più i dettagli dell’accordo e che adesso deve intervenire la UE. Amica di Trump con i soldi europei…

L’ennesima dimostrazione della maschera di bronzo che la nostra Primo ministro indossa fino a farla diventare con grande disinvoltura la pelle della propria faccia.

Ursula von der Leyen si è chiaramente adoperato per favorire soprattutto, come immediatamente hanno commentato alcuni analisti, la Germania e l’Olanda. E questo è stato subito confermato dalla reazione del Cancelliere tedesco Merz che ha parlato di un accordo positivo per il suo paese. Evidentemente, Merz conosce i dettagli che la Meloni dice di ignorare.

Dalle prime notizie sembra certo che saranno colpite le esportazioni dell’agroalimentare che, poi, è il settore di nostro  maggiore interesse, assieme al farmaceutico. A proposito di quest’ultimo sono state rese note versioni contrastanti perché Trump ha continuato a parlare di un settore che egli continua a prendere particolarmente di mira. Ceduto anche sulle tasse per le grandi multinazionali americane. La von der Leyen conta di rinegoziare con la prossima Presidenza Usa. Si vede che l’ottimismo non le manca mai!

Non solo, l’Europa pagherà centinaia e centinaia di miliardi per acquistare energia ed armi dagli Stati Uniti. Nel primo caso, andremo a pagare più dei prezzi di mercato. Nel secondo, dobbiamo constatare che o la Meloni si era illusa o che aveva mentito quando aveva provato a spiegarci che fare crescere l’impegno per le spese Nato al 5% sarebbe stata utile anche nelle trattative con Trump.

L’impressione è che il suo “amico” c’abbia, invece, rifilato una “sola”. Così come la tedesca Ursula che, tra l’altro, pur di favorire i suoi compatrioti, era volata fino a Pechino non per prefigurare l’uso di una carta in più da calare al tavolo del poker con Trump, ma per far fallire, invece, la possibilità di creare una sponda alternativa. Anche questo un inutile modo di provare a rabbonire così l’uomo d’Oltreoceano.

Abbiamo a che fare con due grandi strateghe, insomma. Ma molti nostri agricoltori ed operatori nel campo agro alimentare penseranno che si tratta di due “solo chiacchiere e distintivo”.

Ricordiamocene alle prossime elezioni…

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