Al gioco della torre, chi buttereste giù: Donald Trump oppure Elon Musk? Oppure buttereste giù la torre? Due piccioni con una fava.
Stiamo raggiungendo un livello di degrado della classe politica che, fino a pochi mesi fa – e succede niente meno che a Washington – non era neppure immaginabile. A Milano, si direbbe che siamo all’ “Asilo Mariuccia”, antica e nobile istituzione ambrosiana dedita alla cura ed alla protezione dell’infanzia abbandonata.
Il punto è che Trump e Musk non sono soltanto due imbecilli per conto loro, bensì le maschere di un più vasto e confuso momento di trasformazione del potere, nel senso complessivo del termine, che evidentemente è in corso da tempo.
Vi sono processi culturali e sociali che nascono e si sviluppano come fossero nascosti nelle pieghe della storia e solo quando compare un personaggio talmente sintonico con la “cifra” del momento da essere in grado di squadernare tali pieghe, compare alla luce del sole quanto andava maturando nell’ombra.
Trump e Musk non sono cambiati, sono gli stessi del 20 gennaio, ne possono cambiare. Sono, ad un tempo, uguali e contrari. Complementari. Personaggi ed interpreti che recitano in ruoli differenti nella stessa commedia, su un pericolo crinale che corre tra la farsa ed il dramma. Le loro figure – soprattutto secondo questo profilo va esaminata l’evoluzione del loro rapporto – sono testimoni dell’affanno di cui soffre la democrazia che ancora non ce la fa a prendere le misure del tempo nuovo in cui ci stiamo inoltrando.
In fondo, dovremmo essere grati ad ambedue. Nella misura in cui incarnano lo “spirito del tempo”, ce lo appalesano in chiaro, ci mettono, quindi, in grado di capire e di agire conseguentemente.