L’impressione generale è che la situazione stia andando pericolosamente fuori controllo.

La postura scomposta e furiosa di taluni ministri sembra rispondere, più che ad un prudente raziocinio, ad un sentimento di rabbia che ha qualcosa di infantile ed emotivamente immaturo. Il dilettantismo della nuova classe politica giunta al governo del Paese appare sempre più affannoso, in una”babele” di contese tra poteri ed apparati dello Stato, della quale la Presidente del Consiglio ha il dovere di rendere edotto il Parlamento. Del resto, una situazione così slabbrata, nella quale, a quanto pare, oltre ai soliti ignoti che spiano i giornalisti, ci sguazzano pure i Servizi segreti, segnala che a Giorgia Meloni, al di là del facile eloquio, da molti non viene riconosciuta l’autorevolezza necessaria a mantenere il Paese sul giusto binario.

Non a caso, infatti, lo stesso Governo, ricercando il conflitto con la Magistratura, ha volutamente rotto per primo le righe di una equilibrata convivenza dei differenti livelli di responsabilità istituzionale e ciò viene interpretato come una sorta di “liberi tutti”. Intanto, a Madrid la destra europea dei cosidetti “patrioti” fa le prove generali di una sostanziale alterazione della stessa struttura dei poteri che presiedono alle relazioni internazionali. Per un verso, ubbidiscono – Salvini in testa – alla strategia trumpiana dello spezzatino, diretta a fiaccare gli organismi sovranazionali; per l’altro, propongono una riaggregazione delle relazioni transatlantiche non più nel solco di una dialettica tra paesi liberi, a ciascuno dei quali è riconosciuta uguale dignità, bensì secondo convergenze ideologiche che spaccano i paesi al loro interno per riaggregarli, a pezzi, in contenitori culturalmente congruenti, al di qua ed al di là dell’ Atlantico. Il che giustificherebbe la pretesa di Elon Musk di ergersi a profeta e guida ideale dell’intero processo.

L’Italia, piuttosto che il supposto facilitatore dei rapporti tra l’Europa e la nuova Amministrazione americana, sembra destinata a diventare un avamposto trumpiano al di qua dell’Atlantico. Intanto, con Trump condividiamo lo spregio per la Corte Penale Internazionale. E non è  poca cosa se la poniamo nell’ottica generale degli orientamenti del nuovo Presidente statunitense. D’altra parte, buon sangue non mente: e Giorgia Meloni, sempre a proposito della Corte dell’ Aja, non a caso si ritrova in compagnia, piuttosto che della Von den Leyen, di Orban e di Fico.
Isolata, salvo la Lituania, da tutti gli altri Paesi dell’Unione.

Non sia, però, mai detto, come sostiene l’opposizione, che Giorgia Meloni scappa. Non è affatto vero. Al contrario avanza. Non può che avanzare…. È Condannata ad avanzare o almeno a raccontarla così, anzitutto a sé stessa…. Se dovesse ammettere un errore o un passo falso, rischierebbe di sfarinare, d’un sol tratto, quel monumento di sé che va costruendo o, peggio ancora, che troppi adulatori stanno erigendo, forse perfino oltre le sue attese….

Il punto è, piuttosto, che non si spreca per così poco. Cosa volete che sia il Parlamento, pietra d’inciampo, che si frappone al rapporto diretto tra il comandante e la ciurma, in un clima di festosa, emozionante empatia? Senonche, se si abbandona a questa deriva, Giorgia Meloni, a dispetto di ogni apparenza, rischia di farsi del male da sola. Pur non condividendo la sua azione politica, sul piano umano le auguriamo che sappia guardarsi dal rischio di entrare nel cono d’ombra del culto della personalità. Che è una gabbia infernale, una trappola nella quale ci si inoltra a vele spiegate e non ci si accorge che, sull’onda dell’entusiasmo, si va oltre un punto di non ritorno il quale, prima o poi, ti soffoca.

È una sorta di imbuto. Ci si entra da un varco ampio e luminoso che, via via, si restringe e si oscura. Diventa un giogo insopportabile lo sforzo quotidiano di essere sempre almeno un passo avanti rispetto alle attese che si alimentano giorno per giorno, in un crescendo che dapprima appare inebriante e poi viene a noia.

Non mancano esempi di autocrati e dittatori che, ad un certo punto, innescano o inconsciamente concorrono al processo della loro caduta. Il guaio del culto della personalità è che le ragioni della sua forza sono le ragioni della sua debolezza. Al momento del dunque i nodi giungono al pettine, si ingarbugliano ed infine compare e si rivela la effettiva consistenza di atteggiamenti temporaneamente repressi per ragioni di opportunità.

Nel caso di Giorgia Meloni, si ripropone, in definitiva, l’enigma se sia effettiva o meno la sua conversione europei sta. Ed analogamente c’è da chiedersi cosa si possa dedurre, in quanto a piena condivisione del valore della democrazia rappresentativa, il suo insistito rifiuto di riferire alle Camere, come chiesto dalle opposizioni, in ordine agli eventi delle ultime settimane.

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