Le certificazioni ambientali che devono garantire la riduzione di emissioni di carbonio nell’atmosfera, collegate alle risorse forestali, e utilizzate da grandi grandi aziende, sono in gran parte prive di valore e potrebbero peggiorare l’andamento del riscaldamento globale. E’ il risultato di un’indagine condotta dal The Guardian di Londra, dal settimanale tedesco Die Zeit e da SourceMaterial, un’organizzazione di giornalismo investigativo, che si sono avvalsi della collaborazione di numerosi scienziati.
Finiti sotto la lente, in particolare, le certificazioni legati alle foreste pluviali che hanno raggiunto la somma di due miliardi di dollari. Secondo coloro che hanno condotto l’indagine, il 90% dei crediti vantati da importanti aziende sono probabilmente “crediti fantasma” e non rappresentano vere e proprie riduzioni della riduzione di carbonio nell’atmosfera. Ritorna insomma la domanda sull’efficacia effettiva dei crediti ambientali.
La società Verra, che ha sede a Washington DC, e che gestisce una serie di importanti standard ambientali per l’azione per il clima e lo sviluppo sostenibile, ha contestato i risultati dell’indagine e ribadita l’utilità del proprio lavoro a favore della conservazione delle foreste. Ma gli investigatori hanno ribadito che non ci sono prove sulla riduzioni della deforestazione. Gucci, Salesforce, BHP, Shell, EasyJet, Leon e la band Pearl Jam sono tra le dozzine di aziende e organizzazioni che hanno acquistato compensazioni in collegamento con le attività nelle foreste pluviali approvate da Verra.
Un’altra parte dell’inchiesta riguarda la distruzione delle case di parte delle popolazioni locali, come quelle documentate in Perù, finalizzate ai trasferimenti forzati di chi vive nelle aree soggette alla deforestazione.