E’ comprensibile che Giorgia Meloni si trovi particolarmente in difficoltà in questi giorni a seguito dell’inaspririsi del clima tra l’Amministrazione Trump e l’Europa. E soprattutto dopo essere stata una delle più convinte sostenitrici dell’Ucraina attaccata dalla Russia. Trump l’ha spiazzata anche perché è evidente come il Presidente Usa concepisca poco l’idea dei mediatori: egli apprezza esclusivamente gli esecutori.

Lo dimostra anche la scelta delle persone cui egli affida compiti delicatissimi, a dispetto della loro incompetenza. Come nel caso di  Steve Witkoff nominato suo inviato per il Medio Oriente. Ma che però  si è visto pure affidare il compito di impegnarsi per porre fine al conflitto in Ucraina. In precedenza avrà assunto un ruolo, pure  nella mediazione per il cessate il fuoco tra Israele e Hamas, negli ultimi giorni della Presidenza Biden.

Non a caso, questo grande immobiliarista, e costante compagno di golf di Trump, sembra sia presente ai colloqui tra americani e sauditi in corso a Riyadh le cui fila dovrebbero essere ufficialmente tirate dal Segretario di Stato americano Marco Rubio e dal Consigliere Usa per la sicurezza nazionale Mike Waltz. Se anche così facendo Trump confonde le strutture dalla propria Amministrazione, figurarsi quale possa essere lo stato d’animo degli interlocutori stranieri.

Le difficoltà di Giorgia Meloni, prima e durante il vertice informale organizzato a Parigi da Macron sulla questione dell’Ucraina, si leggono tra le righe delle voci fatte trapelare da Palazzo Chigi  focalizzare il disaccordo nell’escludere dall’incontro alcuni paesi, in particolare, l’Ungheria. Passando sopra sul fatto che le altre cancellerie europee si sono abbastanza convinte che Orban non lavora con loro … ma per altri. Ma siamo solo di fronte a questioni di forma?

Inoltre, altre dichiarazioni attribuitele, e non smentite, sarebbero relative alla perplessità sulla partecipazione della stessa Ursula von der Leyen. A suo dire, sarebbe stato sbagliato, infatti, il coinvolgimento di chi è chiaramente scarsamente considerato da Donald Trump. “Una risposta agli americani sarebbe stata più corretta – ha virgolettato Il Corriere della Sera- da parte di Bruxelles, con un Consiglio europeo straordinario, e non dando ancora una volta la sensazione che siamo un Continente con diversi centri di potere, il che equivale a nessun centro reale di potere”. Consiglio, ovviamente, in cui avrebbe avuto, comunque, un ruolo di primo piano la von der Leyen e la sua intera Commissione europea.

Infine, Palazzo Chigi ha fatto circolare ieri sera la sostanza di ciò che Giorgia Meloni avrebbe detto ai colleghi europei riuniti a Parigi. Molto sembra coincidere con le opinioni degli altri presenti, in particolare sul ritenere davvero prematuro, e forse inopportuno?, parlare adesso già della possibile presenza di militari europei sul suolo ucraino. C’è stato però un punto che meriterebbe un chiarimento. E cioè quello relativo alla necessità di coinvolgere gli Stati Uniti sulle decisioni da assumere. Ma il problema non è quello che sono gli Stati Uniti a volere escludere l’Europa e ciò spiega il perché dell’assise parigina?

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