Il caso Cospito, poi diventato Donzelli – Del Mastro,  fa nascere qualche quesito su cui è inutile attendersi troppe risposte serie, oggettive ed equilibrate. A volte sembra infatti che la polemica sia fine a se stessa, così come il gioco dei partiti che si attaccano ai principi per i quali chiedono forti chiodi per la loro tenuta … me solo per gli altri. Poi, più confusione si fa e maggiormente restano vaghe e indeterminate le cose. Del resto sanno bene come gli italiani preferiscono passare per smemorati e, semmai, fare i tifosi perché non sanno essere sportivi. Tutti portano una frasca al falò su cui già brucia da un pezzo questo nostro povero Paese dove l’amicizia e la sodalità di partito, se non peggio, valgono più della verità delle cose.

Comunque, il primo quesito è relativo al cosiddetto “cerchio magico” che, come in precedenti casi, si è stabilizzato attorno a Giorgia Meloni. In un miscuglio di responsabilità di partito e di governo, o istituzionali, che non aiuta. Già  Ignazio La Russa ci ha detto il modo in cui intende esercitare il proprio ruolo che è soprattutto di garanzia: non a caso parliamo del Presidente del Senato come Seconda carica dello Stato. Il quale, invece, intende continuare a parlare liberamente come se fosse rimasto un parlamentare qualsiasi.

Il più giovane Donzelli non è da meno, in qualche modo, visto che assomma responsabilità istituzionali con cariche del partito e si sa che se non scatta anche la “grazia di stato” non sempre lo “stato di grazia” è il migliore. E’ evidente come la vis polemica della politica abbia finito per farlo ritrovare con “voce dal sen fuggita poi richiamar non vale” sul caso Coppito. E, soprattutto, dopo dichiarazioni vaghe e contraddittorie, costretto ad ammettere quale fosse la fonte sulla vicenda Cospito: il collega sottosegretario Del Mastro. E il Ministro della giustizia, Carlo Nordio, anch’egli indicato al delicato posto da Giorgia Meloni, è stato costretto a lasciare ai due il cerino in mano. Inevitabile che ciò accadesse visto che, come ha ricordato lo stesso ministro, è oramai tutto finito in un’inchiesta. Anche se c’è chi maliziosamente pensa che la cosa a Nordio possa persino andare bene, alla luce delle insinuazioni secondo cui il compito del sottosegretario Del Mastro sarebbe stato quello proprio di controllare il suo Ministro Guardasigilli (CLICCA QUI).

Ma la questione più importante non sono queste cosucce che ci appassionano relativamente. Il punto centrale resta quello della postura istituzionale che, salvo alcuni, guarda caso quelli che se ne restano spesso in silenzio, i più vicini alla Presidente del consiglio sembrano curare molto poco.

In effetti, ci sarebbe un quesito ancora più importante in questi giorni in cui il 41 bis è tornato tema di gran voga per tanti motivi. Basti andare, non solo alla questione dell’anarchico Cospito, ma anche a quanto si è scritto subito dopo la cattura di Matteo Messina Denaro. Il punto è stato inavvertitamente posto proprio l’on. Donzelli, e finora poco rilevato: Cospito sarebbe stato in condizione di intrattenersi con dei boss mafiosi e, con loro, addirittura organizzare una strategia per colpire al cuore il 41 bis. E che 41 bis è questo? C’è da chiedersi se la cosa non sia persino voluta. Anche per ingigantire la questione “anarchici”: due, tre gatti alla ricerca d’autore.

Allora, forse più che dell’incontro con i parlamentari del Pd, che come tutti i deputati e senatori hanno la prerogativa di poter seguire direttamente, e di persona, le situazioni carcerarie anche di un singolo detenuto, sarebbe il caso di capire se questa particolare forma di segregazione sia una cosa seria o meno. Perché se non lo fosse, davvero varrebbe la pena di non perdere tempo dietro tutto questo accalorarsi…

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