Tutte le strategie regionali di sviluppo sostenibile sono state bocciate dall’Agenda 2030 perché prive della proiezione sui relativi territori. Tuttavia l’insuccesso di Umbria, Marche, Abruzzi, Molise, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Trentino AltoAdige è stato particolarmente grave. Trattasi di regioni private di Citta Metropolitane da un’asimmetria del PNRR che, pertanto non ha indicato la riforma necessaria per assicurare lo sviluppo sostenibile.
Di conseguenza le relative leggi regionali di riforma dei poteri locali conseguenti alla legge n.56/2014, non prevedono concertazioni tra i diversi livelli di governo locale limitandosi a regolamentare il trasferimento burocratico alla regione ed ai comuni delle competenze in precedenza assegnate alle province dalla legge n.56/2014. Anche le regioni a Statuto Specisle Friuli Venezia-Giulia (art 7legge n.12/2015), Valle d’Aosta (art.5 leggen.54/1998) e Trentino Alto Adige (comma 3 art.79dello statuto), pur prevedendo rapporti di collaborazione istituzionale tra regione e altri livelli di governo locale, non stabiliscono sulla base di qualche criterio.
Inevitabile il ricorso ai soliti criteri puramente discrezionali “omnicomprensivi “sia di tipo oggettivo (dati geografici, statistici, economici ecc), sia di tipo soggettivo (interviste, questionari, ecc ). La conseguenza e stata, appunto, la mancata ottimizzazione dei rapporti tra i diversi livelli di governo locali, nazionali ed europei contestata dall’Agenda 2030.
Che fare? In via pregiudiziale è necessario eliminare l’elemento di confusione e scarsa chiarezza rappresentato dalla convinzione che le difficolta incontrate nella conciliazione tra il profilo giuridico e quello economicodella nuova “P.A. per Risultati”, imposta dall’evoluzione normativa, obblighino a continuare a seguire meccanismi burocratico/amministrativi della vecchia “P.A.per procedure”, peraltro abolita. Di qui la necessità di ricorrere a soggetti istituzionali che abbiano maturato sufficiente esperienza nel conciliare l’aspetto giuridico con quello economico della nuova “P.A per Risultati”.
Il problema è risolto ricorrendo al ruolo di aiuto-regista delle Fondazioni di origine bancaria, fondato sul “vantaggio competitivo” dell’essere nate dalla scissione tra la gestione dell’attività creditizia e la proprietà conferita in capo alla Fondazione, regolamentata dalla legge n219/1990. Con detta scissione la Banca d’Italia compi la scelta, coraggiosamente innovativa, d’integrare il profilo giuridico dell’attività creditiziacon quello economico –gestionale, risolvendo il problema della crescente inefficienza del sistema bancario pubblico, ridotto ad una “foresta pietrificata”.
Dunque il “vantaggio competitivo” è rappresentato dall’esperienza d’integrazione dell’aspetto giuridico con quello economico della nuova “P.A,per Risultati”, maturata 26 anni prima dell’abolizione della vecchia “P.A,per Procedure”. Inoltre, detta anzianità d’istituzione ha determinato una netta evoluzione dall’originario tratto identitario di “ente di beneficenza” dedito alla mera erogazione di contributi, al ruolo sempre più nevralgico di propulsore e innovatore di progettualità territorialinel difficile passaggio del sistema degli enti locali dettato dall’evoluzione normativa.
Le Fondazioni hanno, infatti, iniziato ad arricchire e diversificare il profilo della propria attività istituzionale, caratterizzandola in una dimensione sempre più multiforme e flessibile: dal sostegno finanziario di iniziative di utilità sociale, alla promozione di reti e partnership progettuali, dallo stimolo all’innovazione nei metodi e nei contenuti di attività nei diversi ambiti disciplinari, all’attivazione di leve per lo sviluppo economico del territorio.
Le condizioni di vantaggio competitivo che giustificano il ricorso al ruolo di aiuto- regista del processo di abilitazione delle regioni a Vettori della sostenibilità territoriale sono :
1) maggior snellezza dei processi decisionali e possibilità di investire in strategie di lungo periodo, non gravate da logiche di ricerca del consenso a breve termine, che invece quasi sempre pesano sull’’azione del decisore politico;
2) ancoraggio rigoroso a criteri di efficienza nell’utilizzazione delle risorse e di efficacia/qualità degli interventi, adottati quali elementi prioritari per la selezione delle iniziative da sostenere e posti quindi delle iniziative anche come fattore di stimolo per il miglioramento generale delle capacità progettuali del sistema degli enti locali;
3 ) l’assenza di costi per l’ente locale, perché detta attività rientra tra finalita istituzionali delle fondazioni.
Con questa assistenza facilmente dette regioni possono acquisire la capacita necessaria per ricorrere al criterio di oggettiva virtuosità finanziaria, imposto dall’evoluzione normativa,col quale realizzare le mediazioni compositive necessarie ad attuare l’interrelazione funzionale ed economica tra la regione il capoluogo regionale e gli altri livelli di governo locale.
Cosi , nonostante la mancanza di una citta metropolitana, dette regioni vengono abilitate al ruolo di Vettori della sostenibilità territoriale che, tenendo conto delle specificità territoriali, realizzano :
1) Marche : la compatibilità della coalescenza territoriale con quella istituzionale, assicura la sostenibilità della dimensione policentrica dello sviluppo delle Regione.
2 ) Umbria la sostituzione dei generici indicatori della Giunta Tesei inadatti a coprire e ripartire il costo della politica di sviluppo sostenibile e della sua articolazione territoriale .
3) Trentino Alto Adige : il sistema territoriale integrato, previsto dall’art.79 dello Statuto Speciale, rivisto dalla Legge di Bilancio 2015
4) Friuli Venezia Giulia : il rimedio all’inadeguatezza della legge regionale n.21/2019 istitutiva degli Enti di Decentramento regionale.
5) Valle d’Aosta: la sostituzione delle modalità di analisi, del Piano regionale di Sviluppo 2021/27. con i due parametri finanziari imposti dalla legge.
6) Abruzzo: l’alternativa al deragliamento della Strategia di sviluppo sostenibile che nonè riuscita a realizzare le necessarie interrelazioni tra i diversi livelli di governo locale.
7 ) Molise : l’alternativa all’effetto di disallineamento determinato dallo squilibrato rapporto territorio / popolazione
8 ) Basilicata: il rimedio alla fragilità territoriale dovuta alla fortissima incidenza della popolazione residente nelle Aree Interne
Chi paga? Il costo di detta abilitazione al ruolo di Vettori non grava sui bilanci delle regioni nè suquelli dello Stato o della UE perché finanziato con i fondi del PNRR a debito Ue.
Antonio Troisi